Ho letto la sua analisi e la trovo difficilmente condivisibile, tanto che mi viene in sospetto di non averla capita.
a) Se l’eredità che lascia Berlusconi è quella di dimostrare che l’Italia è di destra la cosa mi lascia abbastanza indifferente perché non capisco in cosa differisce questa destra da questa sinistra. Lei stesso ha detto sui temi fiscali, quelli centrali nella gestione dello Stato, la linea di questo governo non è dissimile da quella dei governi che l’hanno preceduto (più tasse, più spesa).
b) Sulla rivoluzione liberale, dalle bellissime intenzioni del 1994 quando Berlusconi dichiarava di ispirarsi a Einaudi e Sturzo, nel ‘96 la stella polare divenne De Gasperi e via via sempre più verso posizioni filo stataliste e clericali.
c) Tra i compagni di strada che il Cav. Berlusconi ha selezionato nel corso del suo percorso politico i liberali si sono lentamente ridotti, tanto più che è legittimo sospettare che le idee contassero ben poco, quello che importavano e importano sono i voti, quale che sia la provenienza, per acquisire il potere.
d) Si poteva sperare che arrivato al potere tramite legittime elezioni, vista la grande capacità economica, mediatica e di aggregazione delle forze più eterogenee, il Cav. Berlusconi volesse portare l’Italia verso modelli vicini ai paesi più liberali e a primeggiare in Europa e nel mondo. Abbiamo invece visto la vicinanza a Gheddafi e Putin, è vero, anche a Blair e Bush ma solo per la guerra in Irak (più tasse e più spesa pubblica).
e) Quando qualche proposta concreta poteva essere fatta propria provando ad investire sulla maturità dei cittadini italiani come per i referendum Radicali-Dornbush, la posizione di Berlusconi è stata secca e sprezzante, uguale a quella della CGIL.
f) Lei sostiene che le sinistre sono un aggregato eterogeneo di posizioni incompatibili: è vero. Ma cosa accumuna Lei a Giovanardi. Cosa accomuna gli ex socialisti agli gli ex missini del PDL e tutti questi alla Lega Nord? Mi sembra che le precedenti esperienze governative di Berlusconi si siano risolte con gravi lotte di potere tra fazioni eterogenee: nel primo caso in un ribaltone della Lega, nel secondo con difficile convivenza con l’UDC di Casini, il terzo con il “tradimento” di Fini e l’arruolamento a suon di sottosegretari del “Di Pietrista” Scilipoti.
g) Alla faccia della rivoluzione liberale, nel paese che ci lascia in eredità l’esperienza Berlusconiana, ammesso che sia finita, la spesa pubblica cresce, la corruzione sembra sempre più spinta e anche legalizzata in alcune sue forme, i privilegi crescono e i soliti noti pagano. E pagano sempre di più.
h) In sintesi Berlusconi, se anche ha rappresentato una novità nella forma di fare politica, rappresenta nella sostanza la continuità, in tutti i suoi aspetti negativi, del sistema che l’ha preceduto e che, viste le premesse, con tutta probabilità gli succederà.
i) C’è un’importante novità, si dice che la ricchezza già importante della famiglia Berlusconi dal ‘94 ad oggi sia sensibilmente aumentata mentre nelle classifiche su libertà economiche, libertà di informazione ecc.ecc. il paese sprofonda sempre più in basso. Sicuramente non c’è un nesso tra questi eventi ma la domanda che mi pongo è la seguente: Cosa ha messo in campo di suo Berlusconi per cambiare in meglio il paese e quanto gli è costato (a parte un divorzio ma per tutt’altre faccende)?
j) Purtroppo mi sembra che quello che ci lascia in eredità ce l’avevamo già e da diversi secoli: il “particulare” di Guicciardini; la doppia morale praticata dalla Chiesa, e tutte quelle idee perniciose che hanno impedito all’Italia di essere come il New England. Forse, e questa è la cosa peggiore a mio avviso, ha messo definitivamente una pietra sopra alla possibilità di fare in Italia non tanto una rivoluzione liberale, figuriamoci, ma almeno una riforma liberale.
Con immutata stima.
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