Ho letto gli articoli pubblicati dall’amico Riccardo Rinaldi e, come scritto in un commento al primo articolo, continuo a non essere d’accordo sulle ragioni espresse a favore di un endorsement personale per quelli che Rinaldi considera “i meno peggio”.
Preciso, per coloro che leggono il blog della nostra associazione, che le opinioni espresse dalle pagine del blog sono opinioni personali e non coinvolgono il Centro Studi Liberali Benedetto Croce che è un’associazione culturale, non legata ad alcun partito, e che vanta tra i suoi iscritti persone che votano partiti di destra, di centro, di sinistra e anche chi non vota affatto.
Entrando nel merito delle tesi di Rinaldi circa queste elezioni regionali, noto due importanti difetti: 1) il primo riguarda la tipologia di delega che diamo in questa tornata che non riguarda i temi della fiscalità o della immigrazione che sono competenze del governo centrale. Se guardiamo i bilanci, le Regioni sono soggetti che prevalentemente si occupano di Sanità e Agricoltura e sono titolari dei fondi europei. Il voto sulle regionali dovrebbe quindi essere indirizzato su questi temi e non su quelli di fiscalità e immigrazione. Vorrei sapere come i canditati Presidenti e come i candidati Consiglieri vogliono rendere la mia regione la migliore nelle statistiche sui servizi che questa eroga. Solo così posso andare a votare, magari senza avere la risposta che avrei voluto ascoltare, ma scegliendo quella ritenuta migliore tra quelle esposte.
2) il secondo errore, secondo me è quello di invitare a votare chi dice una cosa e invece ne fa un’altra. Questo, secondo me, è premiare chi non rispetta i patti, premiare l'inaffidabilità di chi governa, di chi si muove sul piano politico quasi esclusivamente per interesse privato a danno della grande maggioranza dei contribuenti. Votare turandosi il naso ha permesso che l'Italia diventasse il paese europeo più indebitato, con la corruzione più alta, con il tasso di sviluppo più basso, con la burocrazia più ingombrante e alla pressione fiscale più elevata. Siamo il paese con il minor senso civico e dello Stato e con il sistema democratico più traballante (ci stiamo rendendo conto che ormai ad ogni tornata elettorale si cambiano le regole del gioco a seconda delle posizioni vantaggio o svantaggio dei contendenti). E poi...siamo sicuri che il PDL "predichi bene"?
Votare è un diritto che vorrei esercitare senza dovermi turare il naso per scegliere il meno peggio. Possibile che nessuno di noi possa aspirare a qualcosa di meglio?. Da semplice liberale (senza definirmi autentico) mi permetto di dubitare dei maestri, anche di Indro Montanelli. Inoltre, lo stesso Montanelli, fece questa dichiarazione, che non condivido, in un periodo molto particolare: gli avevano da poco sparato alle gambe e si profilava in Italia un bel regime, stato di polizia da una parte e rivoluzione proletaria dall’altra e forse non si poteva andare troppo per il sottile.
Mi permetto inoltre di esprimere un’opinione anch’essa personale: La posizione della Lega Nord in tema di immigrazione non può essere considerata liberale (“autenticamente liberale” direbbe Riccado Rinaldi). La posizione liberale è quella di Milton Friedman che diceva: “gli immigrati hanno due braccia ed una sola bocca, quindi sono una risorsa per il paese”. Gli immigrati sono in genere le persone più capaci dei paesi di provenienza, retti spesso da dittature o paesi dove si fa la fame vera. Sono persone che cercano la fortuna dove le condizioni lo permettono. La clandestinità è nella stragrande maggioranza di casi un problema indotto da leggi proibizioniste (e il proibizionismo non è liberale). In Italia inoltre abbiamo un problema in più… dato che non riusciamo a tenere i nostri giovani migliori che debbono sempre più spesso cercare fortuna all’estero (nuovi emigrati), non riusciamo ad attrarre cervelli stranieri ma solo persone che debbono occuparsi di lavori umili che gli italiani non vogliono più fare. Il saldo è negativo (esportiamo cervelli, importiamo manodopera) ma le ricette della Lega, purtroppo, non sono quelle che ci faranno fare il salto in avanti.
Caro Riccardo, ci vuole coraggio! Mettiamoci in pista e smettiamola di turarci il naso, altrimenti si determina una situazione rischiosa. Quella di vedere posizioni liberali anche dove non ci sono e poi ci convinciamo che lo siano solo perché espresse da una parte politica che usa la parola “libertà” negli slogan. Così funziona la pubblicità commerciale!
Cerchiamo invece di fare noi proposte, trovare degli interlocutori politici affidabili che le possano portare avanti, richiamarli all’ordine quando non rispettano gli impegni. Questa credo sia la democrazia (anche se non liberale). Su questo si dovrebbe fondare il principio della delega del potere. Altrimenti parliamo di tifo politico, di arbitrio. In altre parole è su questo che si esercita uno dei diritti del cittadino che altrimenti rischia di essere semplicemente un suddito. (di CLAUDIO FERRETTI)
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lunedì 22 marzo 2010
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