NEW
Sabato 31 ottobre 2009 ore 10.30
Ancona - Università Politecnica delle Marche - Facoltà di Economia "G.Fuà" - Largo Martelli
Presentazione del libro
Elogio dell'evasore fiscale di Leonardo Facco
Saranno presenti: l'autore Leonardo Facco; Giorgio Fidenato, imprenditore di Pordenone promotore della battaglia per abolire il sostituto d'imposta.
Sabato 31 ottobre alle ore 10.30 ad Ancona presso la Facoltà di Economia “G.Fuà” dell'Università Politecnica delle Marche (Piazzale Martelli) avrà luogo la presentazione del libro Elogio dell'evasore fiscale di Leonardo Facco edito da Aliberti Editore cui saranno presenti l'autore e l'imprenditore di Pordenone Giorgio Fidenato, promotore di una battaglia fiscale per l'abolizione del sostituto d'imposta. L'evento è organizzato dal Centro Studi Liberali Benedetto Croce di Ancona con il patrocinio del Comune di Ancona.
I temi del dibattito che seguirà verteranno sulle problematiche inerenti i processi di riscossione di imposte da parte dello Stato che vedono gli imprenditori quali principali intermediari tra fisco e lavoratori dipendenti. In particolare si discuterà sulla legittimità costituzionale della posizione giuridica di un soggetto come il sostituto d'imposta, tenuto al pagamento di imposte in luogo del contribuente.
Questo compito si concreta in realtà in un onere burocratico a carico degli imprenditori e in una minore consapevolezza da parte del dipendente di quanto effettivamente paga al fisco.
giovedì 15 ottobre 2009
Etichette:
Ancona,
Benedetto Croce,
Centro Studi Benedetto Croce,
Economia,
Evasione,
Evasione fiscale,
Fiscale,
Fisco,
imposte,
Liberale,
moralità,
tasse
sabato 20 giugno 2009
IL MERCATO POLITICO E I PROBLEMI DELLA DEMOCRAZIA, i quali risiedono nella teoria dei giochi. di David Friedman
"L'ordine nascosto: l'economia della vita di tutti i giorni", di David Friedman.Questo capitolo è dedicato al mercato politico e ai problemi della democrazia, i quali risiedono nella teoria dei giochi. Non perdete la parte finale, "il mercato della legge", in cui si spiega perché la democrazia può produrre leggi che danneggiano la società ma favoriscono gruppi di interesse concentrato.Prima di proseguire è bene definire cosa è un "bene pubblico". Friedman lo definisce così nel capitolo precedente:
Una forma di fallimento del mercato è il "problema dei beni pubblici": come pagare per produrre un bene quando il produttore non può controllare chi lo utilizza. Un esempio è una trasmissione radiofonica. Chiunque abbia un ricevitore può ascoltarla, con o senza il permesso dell'emittente, quindi come può l'emittente riuscire ad avere un compenso per produrre la trasmissione?
Friedman spiega che il mercato privato tende a produrre beni pubblici in maniera "insufficiente" (cioè, alcuni beni pubblici che varrebbero più di ciò che costano non vengono prodotti). Veniamo ora al capitolo 19.19. Leggi e salsicce
" Le leggi sono come le salsicce. È meglio non vederle quando vengono prodotte"
(attribuito a Bismarck)
Il governo non esiste. Non esiste alcun vecchio signore saggio e benevolo che ci osserva dall'alto. Ciò che chiamiamo "azione governativa" non è l'atto di una persona ma il risultato di un mercato politico. In questo mercato come in altri, individui razionali agiscono per perseguire i propri fini -- sotto un sistema di regole piuttosto diverso da quello che governa il mercato privato. Questo capitolo è un'esplorazione del mercato politico.Comincio con una questione, i dazi, che da molto tempo fa sospettare che lo Stato non sia un attore neutrale che serve l'interesse pubblico. Da più di 150 anni, il punto di vista dominante tra gli economisti è che la maggior parte dei dazi danneggia il paese che li impone tanto quanto il paese contro cui vengono imposti; e che la maggior parte dei paesi, per la maggior parte del tempo, farebbero bene ad abolire tutti i dazi e ad abbracciare completamente il libero scambio -- non importa se gli altri paesi ricambiano questa politica. Eppure, per tutto questo secolo e mezzo, la maggior parte del mondo, con la notevole eccezione dell'Inghilterra nel diciannovesimo secolo e Hong Kong nel ventesimo, ha mantenuto i dazi. Quando la riduzione dei dazi è avvenuta, è stato grazie alla negoziazione: noi ridurremo i nostri dazi se voi ridurrete i vostri. Dal punto di vista dell'economista, questo equivale a dire che io smetterò di darmi martellate sulla testa se anche tu smetterai di martellare la tua.Il primo passo è capire perché l'economista crede che i dazi siano una cattiva idea. Il secondo è spiegare perché è tuttavia nell'interesse di legislatori razionali imporre dazi.[Salto per adesso la prima parte dell'argomento, che Friedman presenta sia in modo matematico che a parole. NdM.]...L'economia della politicaLa versione della democrazia che impariamo a scuola è molto semplice. I politici vogliono voti. I votanti vogliono che il governo faccia cose belle. Quindi i politici, per poter essere eletti e rieletti, devono governare nell'interesse generale. La logica è questa, e tutto il resto (cioè la maggior parte di ciò che il governo fa in realtà) è un errore sperimentale.Un motivo per cui questa teoria è sbagliata è che, mentre assume correttamente che i politici siano razionali, assume erroneamente che i votanti non lo siano. Capire quali politiche siano davvero nell'interesse generale, e quindi quali politici è meglio votare, ha un costo. Sono pochi i politici il cui lo slogan dice "io sono il cattivo". Un individuo razionale, che sia un votante o un consumatore, acquisisce informazione solo se il beneficio di acquisire l'informazione vale il costo di acquisirla. Se l'informazione non vale il suo prezzo, l'individuo rimane razionalmente ignorante.Supponi che il valore per te di far eleggere a presidente la persona giusta sia 100.000 dollari -- una cifra alta per la maggior parte di noi. Supponi inoltre di avere una probabilità su un milione che il tuo voto possa influenzare l'esito dell'elezione -- di nuovo, una stima ottimistica. Questo significa che il voto ti dà un tornaconto atteso di 10 centesimi. Questo non giustifica che tu investa più di un minuto a capire per quale candidato votare.Abbiamo spiegato perché la maggior parte dei votanti sono ignoranti, ma ci rimane un altro enigma: perché si prendono la briga di votare?Il mercato della tifoseriaLe grosse squadre sportive, negli Stati Uniti e altrove, sono quasi sempre associate a una città o a un'università. ... eppure questo schema si incontra raramente nelle altre industrie. ...La spiegazione è che ciò che le squadre sportive vendono è in parte la partigianeria. Gli appassionati non vanno semplicemente a guardare una partita ma per tifare per la loro squadra. Un tifoso che creda che il suo tifo possa far giocare meglio la sua squadra può persino avere l'impressione di essere parte del gioco -- anche se solo una piccola parte. Identificare te stesso con una città o un'università è un modo economico di accaparrarti una quantità di partigiani.Ogni quattro anni, la televisione nazionale trasmette un gioco dove è in ballo il destino del mondo. La notte delle elezioni, si rivelano i risultati: una squadra vince, l'altra perde. Non solo puoi tifare, puoi persino giocare. Il prezzo di ammissione è un'ora del tuo tempo. Come modo di influenzare il destino del mondo, è un pessimo affare: un'ora del tuo tempo in cambio di una probabilità su un milione di influenzare l'esito. Ma come modo di avere una serata eccitante, vale il suo prezzo.Per migliorare lo stato del mondo, devi non solo votare, ma votare il candidato giusto -- il che richiede alcune ore aggiuntive per considerare le questioni e i candidati. I tifosi sportivi non hanno bisogno di sapere quale squadra merita di più il loro supporto. E neppure i tifosi politici. La maggior parte dei votanti non conosce il nome del proprio rappresentante al Congresso [Parlamento], e solo una piccola minoranza è in grado di descrivere accuratamente le posizioni politiche dei candidati.Una risposta tipica a questo argomento è "stai dicendo che dovremmo essere tutti politicamente ignoranti; ma se lo facessimo, la democrazia non funzionerebbe". È corretto: proposizioni vere non hanno necessariamente conseguenze desiderabili. Alcune persone acquisiscono informazioni politiche per divertimento, o per avere la meglio nelle discussioni a un aperitivo con gli amici; alcune leggono persino libri di economia -- se sono abbastanza divertenti. Per queste persone, l'informazione necessaria per essere votanti informati non è costosa: la ottengono come sottoprodotto di altre attività. Altre persone acquisiscono l'informazione come sottoprodotto della lettura di un quotidiano per divertimento. Il risultato delle elezioni democratiche è guidato dall'informazione libera -- e riflette la qualità di ciò che ottieni a quel prezzo.Se il modello di democrazia che viene insegnato a scuola fallisce a causa dell'ignoranza razionale, dovremmo cercare un altro modello. Come il nostro modello del mercato normale, dovrebbe cominciare ipotizzando individui razionali, ognuno dei quali trova il modo migliore di raggiungere i suoi obiettivi, e proseguire il ragionamento da lì, producendo predizioni e spiegazioni di quello che osserviamo nel mondo reale.Il mercato della leggeConsiderate il mercato della produzione della legge. Gli individui offrono pagamenti ai politici perché sostengano o si oppongano a una legge. Il pagamento in questione può consistere nella promessa di votare quel politico, in un pagamento in denaro da usare per finanziare future campagne elettorali, o in contributi (segreti) al conto in banca del politico. Il politico cerca di massimizzare il proprio utile, tenendo conto del vincolo che egli potrà continuare a vendere la legislazione in quel modo solo fino a che riuscirà ad essere eletto.È un sistema efficiente? Considerate una semplice transazione su questo mercato. Un legislatore propone una legge che impone su 1000 individui un costo di $ 10 ciascuno (costo totale $ 10.000) e accorda un beneficio di $ 500 ciascuno a 10 individui (beneficio totale $ 5.000). [Quindi la società ottiene un danno netto da quella legge, NdM] Quali saranno le offerte a favore e contro quella legge?Il costo totale per i perdenti è $ 10.000, ma la quantità che saranno disposti ad offrire ad un politico per opporsi alla legge è molto minore. Un individuo che contribuisca a una campagna di finanziamento per sconfiggere la legge sta fornendo un bene pubblico a tutte le migliaia di membri del gruppo. Gli argomenti usati nel capitolo 18 per mostrare che i beni pubblici saranno prodotti in quantità insufficiente vale anche in questo caso. Più il pubblico è grande, minore è la frazione del valore del bene che il pubblico riuscirà a mettere insieme per pagare il bene. [Notate che questo risultato è controintuitivo: uno potrebbe pensare che un pubblico grande riuscirà a sconfiggere un pubblico piccolo. Non è così, perché ciascuna persona del pubblico grande viene danneggiata in modo infinitesimale dalla legge e quindi sarà disposta a offrire pochissimo, NdM.]Anche il beneficio fornito ai vincitori è un bene pubblico, ma va a beneficio di un pubblico molto più piccolo -- 10 individui invece di 1000. Un pubblico più piccolo riesce a organizzarsi più facilmente per finanziare un bene pubblico. Anche se il beneficio per il gruppo piccolo è minore del costo per il gruppo grande, la quantità che il gruppo piccolo è in grado di offrire ai politici per sostenere la legge sarà maggiore della quantità che il gruppo grande è in grado di offrire per opporsi ad essa.La conclusione è rafforzata da una seconda considerazione -- il costo delle informazioni. Per l'individuo che sospetta che la legge lo danneggerà di $ 10, non vale la pena di verificare se quel sospetto è vero. Il danno possibile per lui è piccolo, quindi è piccola la probabilità che egli sia disposto a fare qualcosa che possa influenzare l'esito. Il membro del "gruppo di interesse disperso" sceglie (razionalmente) di essere peggio informato rispetto al membro del "gruppo di interesse concentrato".Pensate a "concentrato" e "disperso" come a un'abbreviazione per tutto l'insieme di caratteristiche che determina quanto facilmente un gruppo è in grado di finanziare un bene pubblico: il numero di individui che compongono il gruppo è solo una di queste caratteristiche. Considerate, per esempio, un dazio sulle automobili. Esso dà beneficio a centinaia di migliaia di persone: gli azionisti delle compagnie automobilistiche, i dipendenti, i proprietari delle fabbriche a Detroit. Ma la General Motors, la Ford, la Chrysler, la UAW, e la città di Detroit, sono organizzazioni che già esistono per fare l'interesse di una gran parte di quel grande gruppo di persone. Per molti scopi, possiamo considerare tutti gli azionisti e la maggior parte dei lavoratori come cinque individui -- un gruppo abbastanza piccolo da sapersi organizzare efficacemente. I beneficiari dei dazi sono un gruppo di interesse molto più concentrato di quanto suggerirebbe un semplice conto del loro numero.Il problema dei beni pubblici porta all'inefficienza nei mercati privati perché alcuni beni pubblici, che valgono più di quanto costerebbe produrli, non vengono prodotti. Porta all'inefficienza nei mercati pubblici perché ciò che viene offerto ai politici per approvare una data legge riflette solo in minima parte i veri costi e benefici di quella legge. Se i potenziali beneficiari e i potenziali danneggiati non offrono la stessa frazione dei loro rispettivi benefici e danni, allora, come avviene di solito, possono essere approvate leggi che impongono un costo netto alla società, e possono essere respinte leggi che darebbero un beneficio netto. (di David Friedman)
Una forma di fallimento del mercato è il "problema dei beni pubblici": come pagare per produrre un bene quando il produttore non può controllare chi lo utilizza. Un esempio è una trasmissione radiofonica. Chiunque abbia un ricevitore può ascoltarla, con o senza il permesso dell'emittente, quindi come può l'emittente riuscire ad avere un compenso per produrre la trasmissione?
Friedman spiega che il mercato privato tende a produrre beni pubblici in maniera "insufficiente" (cioè, alcuni beni pubblici che varrebbero più di ciò che costano non vengono prodotti). Veniamo ora al capitolo 19.19. Leggi e salsicce
" Le leggi sono come le salsicce. È meglio non vederle quando vengono prodotte"
(attribuito a Bismarck)
Il governo non esiste. Non esiste alcun vecchio signore saggio e benevolo che ci osserva dall'alto. Ciò che chiamiamo "azione governativa" non è l'atto di una persona ma il risultato di un mercato politico. In questo mercato come in altri, individui razionali agiscono per perseguire i propri fini -- sotto un sistema di regole piuttosto diverso da quello che governa il mercato privato. Questo capitolo è un'esplorazione del mercato politico.Comincio con una questione, i dazi, che da molto tempo fa sospettare che lo Stato non sia un attore neutrale che serve l'interesse pubblico. Da più di 150 anni, il punto di vista dominante tra gli economisti è che la maggior parte dei dazi danneggia il paese che li impone tanto quanto il paese contro cui vengono imposti; e che la maggior parte dei paesi, per la maggior parte del tempo, farebbero bene ad abolire tutti i dazi e ad abbracciare completamente il libero scambio -- non importa se gli altri paesi ricambiano questa politica. Eppure, per tutto questo secolo e mezzo, la maggior parte del mondo, con la notevole eccezione dell'Inghilterra nel diciannovesimo secolo e Hong Kong nel ventesimo, ha mantenuto i dazi. Quando la riduzione dei dazi è avvenuta, è stato grazie alla negoziazione: noi ridurremo i nostri dazi se voi ridurrete i vostri. Dal punto di vista dell'economista, questo equivale a dire che io smetterò di darmi martellate sulla testa se anche tu smetterai di martellare la tua.Il primo passo è capire perché l'economista crede che i dazi siano una cattiva idea. Il secondo è spiegare perché è tuttavia nell'interesse di legislatori razionali imporre dazi.[Salto per adesso la prima parte dell'argomento, che Friedman presenta sia in modo matematico che a parole. NdM.]...L'economia della politicaLa versione della democrazia che impariamo a scuola è molto semplice. I politici vogliono voti. I votanti vogliono che il governo faccia cose belle. Quindi i politici, per poter essere eletti e rieletti, devono governare nell'interesse generale. La logica è questa, e tutto il resto (cioè la maggior parte di ciò che il governo fa in realtà) è un errore sperimentale.Un motivo per cui questa teoria è sbagliata è che, mentre assume correttamente che i politici siano razionali, assume erroneamente che i votanti non lo siano. Capire quali politiche siano davvero nell'interesse generale, e quindi quali politici è meglio votare, ha un costo. Sono pochi i politici il cui lo slogan dice "io sono il cattivo". Un individuo razionale, che sia un votante o un consumatore, acquisisce informazione solo se il beneficio di acquisire l'informazione vale il costo di acquisirla. Se l'informazione non vale il suo prezzo, l'individuo rimane razionalmente ignorante.Supponi che il valore per te di far eleggere a presidente la persona giusta sia 100.000 dollari -- una cifra alta per la maggior parte di noi. Supponi inoltre di avere una probabilità su un milione che il tuo voto possa influenzare l'esito dell'elezione -- di nuovo, una stima ottimistica. Questo significa che il voto ti dà un tornaconto atteso di 10 centesimi. Questo non giustifica che tu investa più di un minuto a capire per quale candidato votare.Abbiamo spiegato perché la maggior parte dei votanti sono ignoranti, ma ci rimane un altro enigma: perché si prendono la briga di votare?Il mercato della tifoseriaLe grosse squadre sportive, negli Stati Uniti e altrove, sono quasi sempre associate a una città o a un'università. ... eppure questo schema si incontra raramente nelle altre industrie. ...La spiegazione è che ciò che le squadre sportive vendono è in parte la partigianeria. Gli appassionati non vanno semplicemente a guardare una partita ma per tifare per la loro squadra. Un tifoso che creda che il suo tifo possa far giocare meglio la sua squadra può persino avere l'impressione di essere parte del gioco -- anche se solo una piccola parte. Identificare te stesso con una città o un'università è un modo economico di accaparrarti una quantità di partigiani.Ogni quattro anni, la televisione nazionale trasmette un gioco dove è in ballo il destino del mondo. La notte delle elezioni, si rivelano i risultati: una squadra vince, l'altra perde. Non solo puoi tifare, puoi persino giocare. Il prezzo di ammissione è un'ora del tuo tempo. Come modo di influenzare il destino del mondo, è un pessimo affare: un'ora del tuo tempo in cambio di una probabilità su un milione di influenzare l'esito. Ma come modo di avere una serata eccitante, vale il suo prezzo.Per migliorare lo stato del mondo, devi non solo votare, ma votare il candidato giusto -- il che richiede alcune ore aggiuntive per considerare le questioni e i candidati. I tifosi sportivi non hanno bisogno di sapere quale squadra merita di più il loro supporto. E neppure i tifosi politici. La maggior parte dei votanti non conosce il nome del proprio rappresentante al Congresso [Parlamento], e solo una piccola minoranza è in grado di descrivere accuratamente le posizioni politiche dei candidati.Una risposta tipica a questo argomento è "stai dicendo che dovremmo essere tutti politicamente ignoranti; ma se lo facessimo, la democrazia non funzionerebbe". È corretto: proposizioni vere non hanno necessariamente conseguenze desiderabili. Alcune persone acquisiscono informazioni politiche per divertimento, o per avere la meglio nelle discussioni a un aperitivo con gli amici; alcune leggono persino libri di economia -- se sono abbastanza divertenti. Per queste persone, l'informazione necessaria per essere votanti informati non è costosa: la ottengono come sottoprodotto di altre attività. Altre persone acquisiscono l'informazione come sottoprodotto della lettura di un quotidiano per divertimento. Il risultato delle elezioni democratiche è guidato dall'informazione libera -- e riflette la qualità di ciò che ottieni a quel prezzo.Se il modello di democrazia che viene insegnato a scuola fallisce a causa dell'ignoranza razionale, dovremmo cercare un altro modello. Come il nostro modello del mercato normale, dovrebbe cominciare ipotizzando individui razionali, ognuno dei quali trova il modo migliore di raggiungere i suoi obiettivi, e proseguire il ragionamento da lì, producendo predizioni e spiegazioni di quello che osserviamo nel mondo reale.Il mercato della leggeConsiderate il mercato della produzione della legge. Gli individui offrono pagamenti ai politici perché sostengano o si oppongano a una legge. Il pagamento in questione può consistere nella promessa di votare quel politico, in un pagamento in denaro da usare per finanziare future campagne elettorali, o in contributi (segreti) al conto in banca del politico. Il politico cerca di massimizzare il proprio utile, tenendo conto del vincolo che egli potrà continuare a vendere la legislazione in quel modo solo fino a che riuscirà ad essere eletto.È un sistema efficiente? Considerate una semplice transazione su questo mercato. Un legislatore propone una legge che impone su 1000 individui un costo di $ 10 ciascuno (costo totale $ 10.000) e accorda un beneficio di $ 500 ciascuno a 10 individui (beneficio totale $ 5.000). [Quindi la società ottiene un danno netto da quella legge, NdM] Quali saranno le offerte a favore e contro quella legge?Il costo totale per i perdenti è $ 10.000, ma la quantità che saranno disposti ad offrire ad un politico per opporsi alla legge è molto minore. Un individuo che contribuisca a una campagna di finanziamento per sconfiggere la legge sta fornendo un bene pubblico a tutte le migliaia di membri del gruppo. Gli argomenti usati nel capitolo 18 per mostrare che i beni pubblici saranno prodotti in quantità insufficiente vale anche in questo caso. Più il pubblico è grande, minore è la frazione del valore del bene che il pubblico riuscirà a mettere insieme per pagare il bene. [Notate che questo risultato è controintuitivo: uno potrebbe pensare che un pubblico grande riuscirà a sconfiggere un pubblico piccolo. Non è così, perché ciascuna persona del pubblico grande viene danneggiata in modo infinitesimale dalla legge e quindi sarà disposta a offrire pochissimo, NdM.]Anche il beneficio fornito ai vincitori è un bene pubblico, ma va a beneficio di un pubblico molto più piccolo -- 10 individui invece di 1000. Un pubblico più piccolo riesce a organizzarsi più facilmente per finanziare un bene pubblico. Anche se il beneficio per il gruppo piccolo è minore del costo per il gruppo grande, la quantità che il gruppo piccolo è in grado di offrire ai politici per sostenere la legge sarà maggiore della quantità che il gruppo grande è in grado di offrire per opporsi ad essa.La conclusione è rafforzata da una seconda considerazione -- il costo delle informazioni. Per l'individuo che sospetta che la legge lo danneggerà di $ 10, non vale la pena di verificare se quel sospetto è vero. Il danno possibile per lui è piccolo, quindi è piccola la probabilità che egli sia disposto a fare qualcosa che possa influenzare l'esito. Il membro del "gruppo di interesse disperso" sceglie (razionalmente) di essere peggio informato rispetto al membro del "gruppo di interesse concentrato".Pensate a "concentrato" e "disperso" come a un'abbreviazione per tutto l'insieme di caratteristiche che determina quanto facilmente un gruppo è in grado di finanziare un bene pubblico: il numero di individui che compongono il gruppo è solo una di queste caratteristiche. Considerate, per esempio, un dazio sulle automobili. Esso dà beneficio a centinaia di migliaia di persone: gli azionisti delle compagnie automobilistiche, i dipendenti, i proprietari delle fabbriche a Detroit. Ma la General Motors, la Ford, la Chrysler, la UAW, e la città di Detroit, sono organizzazioni che già esistono per fare l'interesse di una gran parte di quel grande gruppo di persone. Per molti scopi, possiamo considerare tutti gli azionisti e la maggior parte dei lavoratori come cinque individui -- un gruppo abbastanza piccolo da sapersi organizzare efficacemente. I beneficiari dei dazi sono un gruppo di interesse molto più concentrato di quanto suggerirebbe un semplice conto del loro numero.Il problema dei beni pubblici porta all'inefficienza nei mercati privati perché alcuni beni pubblici, che valgono più di quanto costerebbe produrli, non vengono prodotti. Porta all'inefficienza nei mercati pubblici perché ciò che viene offerto ai politici per approvare una data legge riflette solo in minima parte i veri costi e benefici di quella legge. Se i potenziali beneficiari e i potenziali danneggiati non offrono la stessa frazione dei loro rispettivi benefici e danni, allora, come avviene di solito, possono essere approvate leggi che impongono un costo netto alla società, e possono essere respinte leggi che darebbero un beneficio netto. (di David Friedman)
domenica 15 febbraio 2009
PRESENTAZIONE DEL LIBRO “Orientalismo americano" Stati Uniti e Medio Oriente dal 1945”
PRESENTAZIONE DEL LIBRO
“Orientalismo americano,
Stati Uniti e Medio Oriente dal 1945”
di Douglas Little
Giovedì, 19 febbraio 2009
Ore 18
Circolo Ufficiali della Marina Militare
Via San Martino, 59
Ancona
Ancona, 16 febbraio 2009. Giovedì 19 febbraio 2009 alle ore 18 ad Ancona presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare in Via San Martino, 59 sarà presentato il libro dell’americano Douglas Little “Orientalismo americano, Stati Uniti e Medio Oriente dal 1945” (2002) edito dalla casa editrice Liberilibri di Macerata. L’evento è organizzato da Giuliana Calogiuri Consales, presidente dell’Accademia Mediterranea in collaborazione con il Circolo “Benedetto Croce” e la Round Table 42 di Ancona.
Alla presentazione saranno presenti il curatore del testo Generale Stefano Cosimi e l’Ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris.
Douglas Little, docente alla Clark University di Worcester, Massachussetts è esperto di Storia contemporanea e delle relazioni tra America e Medio Oriente ed editorialista di “The Journal of American History” e “Diplomatic History” .
Nel libro “Orientalismo americano, Stati Uniti e Medio Oriente dal 1945” Little analizza le radici, le cause, gli effetti politici ed economici durante gli ultimi sessant’anni di relazioni intercorse tra Stati Uniti e Medio Oriente su questioni cruciali come la creazione dello Stato di Israele, la guerra in Iraq, la nascita dei movimenti nazionalistici rivoluzionari in Egitto, Iran, Iraq e Libia.
Il libro mette a fuoco anche la profonda incomprensione culturale che ha determinato spiacevoli, impreviste e involontarie conseguenze negative sugli effetti delle politiche di cooperazione e il mancato raggiungimento di intesa nei negoziati di politica estera sulla questione petrolifera e l’integrazione razziale e religiosa.
“Orientalismo americano,
Stati Uniti e Medio Oriente dal 1945”
di Douglas Little
Giovedì, 19 febbraio 2009
Ore 18
Circolo Ufficiali della Marina Militare
Via San Martino, 59
Ancona
Ancona, 16 febbraio 2009. Giovedì 19 febbraio 2009 alle ore 18 ad Ancona presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare in Via San Martino, 59 sarà presentato il libro dell’americano Douglas Little “Orientalismo americano, Stati Uniti e Medio Oriente dal 1945” (2002) edito dalla casa editrice Liberilibri di Macerata. L’evento è organizzato da Giuliana Calogiuri Consales, presidente dell’Accademia Mediterranea in collaborazione con il Circolo “Benedetto Croce” e la Round Table 42 di Ancona.
Alla presentazione saranno presenti il curatore del testo Generale Stefano Cosimi e l’Ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris.
Douglas Little, docente alla Clark University di Worcester, Massachussetts è esperto di Storia contemporanea e delle relazioni tra America e Medio Oriente ed editorialista di “The Journal of American History” e “Diplomatic History” .
Nel libro “Orientalismo americano, Stati Uniti e Medio Oriente dal 1945” Little analizza le radici, le cause, gli effetti politici ed economici durante gli ultimi sessant’anni di relazioni intercorse tra Stati Uniti e Medio Oriente su questioni cruciali come la creazione dello Stato di Israele, la guerra in Iraq, la nascita dei movimenti nazionalistici rivoluzionari in Egitto, Iran, Iraq e Libia.
Il libro mette a fuoco anche la profonda incomprensione culturale che ha determinato spiacevoli, impreviste e involontarie conseguenze negative sugli effetti delle politiche di cooperazione e il mancato raggiungimento di intesa nei negoziati di politica estera sulla questione petrolifera e l’integrazione razziale e religiosa.
Etichette:
America,
Ancona,
Arabi,
Douglas Little.,
Islamici,
Liberali,
liberilibri,
Medio Oriente,
Politica Estera,
Stati Uniti
domenica 18 gennaio 2009
Programma iniziativa 2009
IL CIRCOLO CULTURALE B. CROCE
PRESSO LA CASA DELLE CULTURE
SITA IN VIA VALLEMIANO ORGANIZZA
LETTURE LIBERALI
VERRANNO LETTI E DIBATTUTI BRANI SCELTI TRATTI Dalle opere dI
C. menger 27 gennaio 2009 ore 18,00
l. von mises 3 febbraio 2009 ore 18,00
l. von mises 17 febbraio 2009 ore 18,00
l. von mises 3 marzo 2009 ore 18,00
l. von mises 17 marzo 2009 ore 18,00
l. von mises 7 aprile 2009 ore 18,00
F. hayek 21 aprile 2009 ore 18,00
f. hayek 5 maggio 2009 ore 18,00
f. hayek 19 maggio 2009 ore 18,00
f. hayek 9 giugno 2009 ore 18,00
f. hayek 23 giugno 2009 ore 18,00
PRESSO LA CASA DELLE CULTURE
SITA IN VIA VALLEMIANO ORGANIZZA
LETTURE LIBERALI
VERRANNO LETTI E DIBATTUTI BRANI SCELTI TRATTI Dalle opere dI
C. menger 27 gennaio 2009 ore 18,00
l. von mises 3 febbraio 2009 ore 18,00
l. von mises 17 febbraio 2009 ore 18,00
l. von mises 3 marzo 2009 ore 18,00
l. von mises 17 marzo 2009 ore 18,00
l. von mises 7 aprile 2009 ore 18,00
F. hayek 21 aprile 2009 ore 18,00
f. hayek 5 maggio 2009 ore 18,00
f. hayek 19 maggio 2009 ore 18,00
f. hayek 9 giugno 2009 ore 18,00
f. hayek 23 giugno 2009 ore 18,00
domenica 11 gennaio 2009
LETTURE LIBERALI
Martedì 13 gennaio il CIRCOLO CULTURALE BENEDETTO CROCE alle ore 18,00 presso LA CASE DELLE CULTURE di Via Vallemiano ad Ancona, organizza il primo incontro delle LETTURE LIBERALI.
Verranno letti e dibattuti brani scelti tatti dalle opere di VILFREDO PARETO.
Programma delle LETTURE LIBERALI:
13/01 V. Pareto
27/01 C. Menger
03/02 L. Mises
17/02 L. Mises
03/03 L. Mises
Verranno letti e dibattuti brani scelti tatti dalle opere di VILFREDO PARETO.
Programma delle LETTURE LIBERALI:
13/01 V. Pareto
27/01 C. Menger
03/02 L. Mises
17/02 L. Mises
03/03 L. Mises
martedì 16 ottobre 2007
BRUNO LEONI: LIBERALE D'ECCEZIONE - CONFERENZA Sabato 10 novembre 2007
Il Circolo Benedetto Croce di Ancona, l'Istituto Bruno Leoni e la casa editrice Liberilibri di Macerata organizzano un incontro sul pensiero di Bruno Leoni dal titolo:
"Bruno Leoni: Liberale d'eccezione
Ancona, sua città natale, ricorda un grandissimo pensatore del ‘900
L'incontro si svolgerà ad Ancona in data 10 novembre, ore 10,00, presso la sede della Facoltà di Economia Giorgio Fuà di Ancona (ex Caserma Villarey).
Interverranno:
Didi Leoni
Carlo Lottieri - Direttore del dipartimento di Teoria Politica dell'IBL
Serena Sileoni - Casa Editrice Liberilibri"
Patrocinio dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Ancona; della Provincia di Ancona; dell'ISTAO, della Round Table 42 di Ancona, della Regione Marche, dall'Università Politecnica delle Marche.
"Bruno Leoni: Liberale d'eccezione
Ancona, sua città natale, ricorda un grandissimo pensatore del ‘900
L'incontro si svolgerà ad Ancona in data 10 novembre, ore 10,00, presso la sede della Facoltà di Economia Giorgio Fuà di Ancona (ex Caserma Villarey).
Interverranno:
Didi Leoni
Carlo Lottieri - Direttore del dipartimento di Teoria Politica dell'IBL
Serena Sileoni - Casa Editrice Liberilibri"
Patrocinio dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Ancona; della Provincia di Ancona; dell'ISTAO, della Round Table 42 di Ancona, della Regione Marche, dall'Università Politecnica delle Marche.
martedì 11 settembre 2007
BRUNO LEONI, IL PROFETA ITALIANO DELLA LIBERTÀ
Corriere della Sera, mercoledì 24 settembre 2003
“Scappati dalle loro gabbie al momento dell’armistizio con l’Italia, s’erano diretti verso Sud. E raggiunta la ricca regione agricola delle Marche, si erano fermati colà con quei gentili contadini, che gli avevano dato da mangiare, li avevano vestiti e forniti anche di un po’ di denaro. Ce n’erano circa ventimila nelle Marche ma soltanto poche centinaia di loro si erano lasciati persuadere dagli uomini della A Force a tentare di ritornare alle loro linee : gli altri preferivano un’oziosa vita di campagna, facendosi mantenere ora in una cascina, ora in un’altra anziché affrontare i rischi della fuga e i rigori della vita militare. Alcuni avevano sposato le figlie di quei contadini, e andavano parlando dei propri possedimenti; tutti avevano un aspetto esageratamente italiano, molti affettavano difficoltà a esprimersi in inglese”.
Ma in quel 1944 il mestiere di Bruno Leoni, trentunenne ufficiale della A Force, restava quello: riportare oltre la linea del fronte i prigionieri alleati. Vi rischiò più volte la vita, con un coraggio frenetico, ciarliero e l’andare più deciso dei bassi.
A guerra finita gli regalarono un orologio d’oro con scritto <>; gli parve ovvio tornare a insegnare all’Università. Il che non lo era poi tanto, visto che egli era un uomo pratico, che agiva e rideva estroverso, non aveva furie del dettaglio e scriveva per farsi capire. Un agire opposto a quello accademico, molto intento a intrighi introversi, pedanterie, scritti noiosi utili solo a carriere castali. Tuttavia era stato allievo di Gioele Solari e aveva ottenuto una cattedra davvero giovanissimo.
Si sentiva liberista certo per anglofilia ma prima ancora per quella simpatia innata verso la vita che lo portava a dar fiducia agli altri, al loro spontaneo regolarsi.
In università di crociani che distinguevano i liberali dai liberisti, di fedeli comunisti e di cattolici per cui il liberismo di don Sturzo era eretico, questa simpatia era già un peccato. Leoni era highly emotional, ebullient e anche tremendously energetic ma volentieri distratto. Quindi non s’arrabbiò più di tanto per le tre parrocchie sopraddette che intanto si amalgamavano nella cultura guelfa che trionferà in Italia dopo il 1968. Invece si entusiasmò per la Mont Pélerin Society, dov’erano von Hayek, e anche Popper.
Cosi neel 1958, mentre in Italia si celebravano Gramsci e i canti di gola delle mondine, venne invitato a Los Angeles a tenere con Friederich von Hayek e Milton Friedman un ciclo di lezioni. Da quegli appunti sortirono Constitution of liberty di Hayek, Capitalism and freedom di Friedman e Freedom and Law di Leoni.
I vari decenni di ritardo con cui furono tradotti spiega a cosa fosse evoluta intanto la cultura italiana.
Il libro di Leoni pubblicato più volte negli Stati Uniti e persino in spagnolo venne tradotto trentaquattro anni dopo da un coraggioso piccolo editore di Macerata. Il libro era scritto con praticità e senza citazioni complicate, all’anglosassone, dunque per l’Italia non era forse contorto abbastanza. Eppure quel libro lo rese non solo giurista famoso, ma fece di lui uno degli studiosi che preparò il ritorno in gran forza del liberismo negli ultimi decenni del secolo. Ripresa che invece sorprese gli economisti d’Italia, rapiti negli stessi anni dagli arzigogoli delle algebre lineari di Piero Sraffa. Bruno Leoni da segretario della Mont Pélerin Society organizzò due convegni in Italia, uno nel 1961 a Torino al quale partecipò prima di morire Einaudi e l’altro a Stresa nel 1965. Disdegnava il partito dell’austerità e amava i pranzi e svagarsi, quanto la polemica. Testrado paradossale previde il collasso dell’Unione Sovietica, ma dubitò di Gagarin in orbita. Comunque anticipò tutti i temi di cui oggi si discute. Biasimò l’egemonia del diritto pubblico su quello privato e quindi quelle norme astratte e generali per cui veniva meno la certezza della legge. La vita politica gli apparve per quello che purtroppo é ora : una guerra di tutti contro tutti combattuta tramite il potere legislativo. Ma soprattutto si preoccupò per le sorti della libertà di ognuno, minacciate da un eccesso di leggi e dal pregiudizio ideologico. Per lui il diritto non era un modo di riforma della società o per migliorarla; a un simile compito erano semmai adatti santi o eroi. Era piuttosto Rechsfindung qualcosa non decretato ma già esistente e che si trovava; non una norma fatta recitare da qualche ideologia alla volontà arbitraria di una maggioranza.
E già John S. Mill aveva capito che invece di essere garanzia contro il malgoverno le elezioni sono sovente solo una ruota addizionale del suo ingranaggio. Leoni notava come anche i briganti da strada sono talora una maggioranza.
Ma non capiva che i più nascono felici di nascere sudditi, e neppure considerano d’evadere da questo stato. Il destino di Leoni si ripeteva : far fuggire prigionieri che invece si volevano loro usciti di via. Così del resto vive quasi ognuno in Italia; come Pinabello al quale tanto <>; Ariosto, Orlando furioso, II, 68.
Leoni morì peraltro nel novembre del 1967, di morte inattesa per cause condominiali.
“Scappati dalle loro gabbie al momento dell’armistizio con l’Italia, s’erano diretti verso Sud. E raggiunta la ricca regione agricola delle Marche, si erano fermati colà con quei gentili contadini, che gli avevano dato da mangiare, li avevano vestiti e forniti anche di un po’ di denaro. Ce n’erano circa ventimila nelle Marche ma soltanto poche centinaia di loro si erano lasciati persuadere dagli uomini della A Force a tentare di ritornare alle loro linee : gli altri preferivano un’oziosa vita di campagna, facendosi mantenere ora in una cascina, ora in un’altra anziché affrontare i rischi della fuga e i rigori della vita militare. Alcuni avevano sposato le figlie di quei contadini, e andavano parlando dei propri possedimenti; tutti avevano un aspetto esageratamente italiano, molti affettavano difficoltà a esprimersi in inglese”.
Ma in quel 1944 il mestiere di Bruno Leoni, trentunenne ufficiale della A Force, restava quello: riportare oltre la linea del fronte i prigionieri alleati. Vi rischiò più volte la vita, con un coraggio frenetico, ciarliero e l’andare più deciso dei bassi.
A guerra finita gli regalarono un orologio d’oro con scritto <
Si sentiva liberista certo per anglofilia ma prima ancora per quella simpatia innata verso la vita che lo portava a dar fiducia agli altri, al loro spontaneo regolarsi.
In università di crociani che distinguevano i liberali dai liberisti, di fedeli comunisti e di cattolici per cui il liberismo di don Sturzo era eretico, questa simpatia era già un peccato. Leoni era highly emotional, ebullient e anche tremendously energetic ma volentieri distratto. Quindi non s’arrabbiò più di tanto per le tre parrocchie sopraddette che intanto si amalgamavano nella cultura guelfa che trionferà in Italia dopo il 1968. Invece si entusiasmò per la Mont Pélerin Society, dov’erano von Hayek, e anche Popper.
Cosi neel 1958, mentre in Italia si celebravano Gramsci e i canti di gola delle mondine, venne invitato a Los Angeles a tenere con Friederich von Hayek e Milton Friedman un ciclo di lezioni. Da quegli appunti sortirono Constitution of liberty di Hayek, Capitalism and freedom di Friedman e Freedom and Law di Leoni.
I vari decenni di ritardo con cui furono tradotti spiega a cosa fosse evoluta intanto la cultura italiana.
Il libro di Leoni pubblicato più volte negli Stati Uniti e persino in spagnolo venne tradotto trentaquattro anni dopo da un coraggioso piccolo editore di Macerata. Il libro era scritto con praticità e senza citazioni complicate, all’anglosassone, dunque per l’Italia non era forse contorto abbastanza. Eppure quel libro lo rese non solo giurista famoso, ma fece di lui uno degli studiosi che preparò il ritorno in gran forza del liberismo negli ultimi decenni del secolo. Ripresa che invece sorprese gli economisti d’Italia, rapiti negli stessi anni dagli arzigogoli delle algebre lineari di Piero Sraffa. Bruno Leoni da segretario della Mont Pélerin Society organizzò due convegni in Italia, uno nel 1961 a Torino al quale partecipò prima di morire Einaudi e l’altro a Stresa nel 1965. Disdegnava il partito dell’austerità e amava i pranzi e svagarsi, quanto la polemica. Testrado paradossale previde il collasso dell’Unione Sovietica, ma dubitò di Gagarin in orbita. Comunque anticipò tutti i temi di cui oggi si discute. Biasimò l’egemonia del diritto pubblico su quello privato e quindi quelle norme astratte e generali per cui veniva meno la certezza della legge. La vita politica gli apparve per quello che purtroppo é ora : una guerra di tutti contro tutti combattuta tramite il potere legislativo. Ma soprattutto si preoccupò per le sorti della libertà di ognuno, minacciate da un eccesso di leggi e dal pregiudizio ideologico. Per lui il diritto non era un modo di riforma della società o per migliorarla; a un simile compito erano semmai adatti santi o eroi. Era piuttosto Rechsfindung qualcosa non decretato ma già esistente e che si trovava; non una norma fatta recitare da qualche ideologia alla volontà arbitraria di una maggioranza.
E già John S. Mill aveva capito che invece di essere garanzia contro il malgoverno le elezioni sono sovente solo una ruota addizionale del suo ingranaggio. Leoni notava come anche i briganti da strada sono talora una maggioranza.
Ma non capiva che i più nascono felici di nascere sudditi, e neppure considerano d’evadere da questo stato. Il destino di Leoni si ripeteva : far fuggire prigionieri che invece si volevano loro usciti di via. Così del resto vive quasi ognuno in Italia; come Pinabello al quale tanto <
Leoni morì peraltro nel novembre del 1967, di morte inattesa per cause condominiali.
Iscriviti a:
Post (Atom)