Noi sottoscritti: Centro studi liberali B.Croce , Forum liberale Marche, Italia Libera Democratica ed altri non menzionati, per brevità ci rivolgiamo a lei stanchi di essere trattati come contribuenti, possibili evasori e trattati da sudditi. In parlamento non abbiamo più una rappresentanza politica eletta dal popolo sovrano ma personaggi “nominati” dai PARTITI e nei posti di comando circolano sempre gli stessi. Alla fine degli anni 90 avevamo il debito pubblico di circa 800 mld, oggi, questi sono quasi triplicati e rende più evidente il fallimento della classe politica di “nominati” che ci hanno governato in questo ventennio.
E’ più che evidente che il sistema attuale non funziona. Presidente Letta noi continueremo a pagare le imposte anche se pesano troppo nelle nostre famiglie. Ora vogliamo avere capacità propositiva responsabile per scelta di progetti, relative priorità, un più corretto rapporto con la società civile e società politica. Tenendo presente che la fonte della sovranità è sempre intestata al popolo e non ai partiti. “Nessuna vera democrazia può funzionare senza la partecipazione ed il consenso dei cittadini. Quando il cittadino è passivo è la democrazia che si ammolla”. Alexis de Tocqueville
In questo momento, in Italia, abbiamo una democrazia annacquata e stiamo perdendo anche la libertà.
Pertanto bisogna mettere al centro il lavoro strategico come l’esportazione; far partire l’ economia è la vera priorità.
Chi ci ha governato fino ad oggi sono stati i partiti, le correnti di partito nel proprio interesse, ed il paese sta affondando. Dobbiamo stoppare questa deriva negativa con capacità propositiva responsabile come la scelta di progetto, priorità, non più corrotti rapporti tra società politica e società civile.
Presidente Letta bisogna tenere presente che la società politica viene eletta per governare e servire il popolo sovrano, non possiamo dover vedere che tutti hanno un prezzo come risulta ampiamente dalle cronache giudiziarie di ogni giorno.
Presidente Letta, l’obiettivo è trovare i fondi necessari per attivare una seria riduzione del cuneo fiscale per tutto il 2014 e aiutare il governo ad invertire lo stato di recessione in cui è caduta l’economia, per velocizzare la crescita e lo sviluppo. La proposta è simile a quella del 3/11/2012 con ovvi cambiamenti dovuti al peggior andamenti dell’economia. Il progetto è raccogliere soldi dei volontari in un fondo di intervento per sottoscrivere titoli di stato in sede d’asta, per il 2014, laddove la BCE non può intervenire. Al forum dei cittadini possono contribuire casse di previdenza, gestione risparmi, associazioni imprenditoriali, ordini professionali e così via e quanti hanno a cuore l’interesse dell’Italia e non quelli della politica. Il ricavato delle aste sarà finalizzato esclusivamente alla riduzione del cuneo fiscale sotto severo controllo della Corte dei Conti, della Magistratura e della C.D.P., per evitare che i soldi possano finire in mano ad affaristi, al capitalismo di relazione ed altri possano distrarli dagli obiettivi prestabiliti.
Cuneo fiscale = aziende più competitive e famiglie con più potere di acquisto.
Abbiamo bisogno assoluto di far ripartire e velocizzare la crescita e lo sviluppo.
Nessun sistema di libero scambio può effettivamente funzionare se non è radicato in un ordinamento politico e giuridico che aiuti i cittadini ad annullare l’ interferenza dei loro affari da parte di altre persone comprese le autorità. (Bruno Leoni)Centro studi liberali B.Croce , Forum liberale Marche, Italia Liberal Democratica ed altrihttp://circolobenedettocroce.blogspot.it/
venerdì 13 dicembre 2013
domenica 3 novembre 2013
BRUNO LEONI: IL DIRITTO COME PRETESA
Ancora qualche considerazione sul seminario che il Centro Studi B. Croce ha organizzato il 26 aprile nella sede della Facoltà di Economia di Ancona, allo scopo di approfondire e diffondere il pensiero di questo filosofo ed economista liberale. Nel dibattito che si e sviluppato a margine della conferenza, che è stato definito da molti un'occasione irripetibile per il livello degli interventi e lo stimolo intellettuale che ne è derivato. Sottoscrivo. La figura e il pensiero di Bruno Leoni sono stati approfonditi, le sue intuizioni originali e sempre male interpretate, sono state messe a fuoco e sviluppate con una serie di esempi pratici tali da indicare le soluzioni liberali, a fronte di realta sempre piu limitative della liberta individuale. Per chi si sente liberale, la libertà è il valore fondante di tutti i diritti e doveri dei cittadini. Voglio ricordare quella che è senza dubbio la sua piu originale intuizione: il diritto come pretesa. Attenzione, noi siamo abituati a pensare che le pretese sottostanti ai diritti siano tali perchè c'è una norma statale che ne dispone. Il diritto soggettivo è un comportamento descritto da una norma. il monopolio legislativo dello Stato è quasi assoluto. Ma prima della norma, esistono tanti comportamenti, tante relazioni sociali, con cui i cittadini intendono regolare i loro interessi e sui quali c'è unanime consenso, c'è controllo sociale sui vari adempimenti perchè chi oggi è creditore, in un altro rapporto può essere il debitore. Se ti presto del denaro, posso pretenderne la restituzione perchè un tale comportamento è ritenuto giusto da tutti, compreso l' attuale debitore che, in altra occasione può trovarsi ad essere il creditore. La società giusta non ha la pretesa di essere ottima in assoluto ma è sicuramente la migliore possibile relativamente alla sfera privata e alla libertà individuale, in quel momento storico e secondo la propria evoluzione culturale.. Pensiamo a quante norme ci vengono imposte dagli organi comunitari, alle leggi statali, regionali ecc. norme che si pongono in una prospettiva astratta che, per lo più ci infastidiscono perche umiliano la nostra pretesa di essere noi a decidere.In questo senso le preferenze di Bruno Leoni vanno al sistema anglosassone in cui il diritto è scoperto dal giudice. Al contrario in Europa abbiamo ormai accettato il principio che la legge è onnipresente e unica fonte del diritto. La legge proviene dal consenso della maggioranza, non certo dalla totalità dei componenti la società. Del resto il sistema anglosassone deriva direttamente dal diritto romano dell'età repubblicana. L'editto pretorio elencava i criteri che il magistrato giudicante intendeva seguire nella soluzione delle liti.
domenica 23 giugno 2013
UN'IDEA ESTREMA DELLA LIBERTA'
Presentazione del seminario organizzato il 26/04/2013 per il centenario della nascita del concittadino B.Leoni, per "Ankon 2400" . Ventennale dell'attività del Centro B.Croce: Il futuro ci aspetta!!!
Il liberalismo è una tradizione di pensiero tanto
articolata da poter apparire talvolta anche contraddittoria, e per questo è
opportuno collocare il pensiero di Leoni nell’ambito del liberalismo classico.
I liberali classici sono coloro che si richiamano alla più antica vocazione del
liberalismo quello della limitazione del potere politico. Molte delle più
importanti istituzioni che servono al benessere umano, dal linguaggio al
diritto, dal denaro allo stato, sono il frutto dell’agire umano, ma non di una
progettazione dell’uomo. E riflettendo
sull’importanza della “nascita spontanea”di queste istituzioni, nasce l’opera
più nota di Leoni “ La libertà e la legge” che rappresenta una delle più
corrosive critiche, di matrice liberale,
alla legislazione e alla rappresentanza. La riflessione, sull’impossibilità di
una economia centralizzata, che non può tenere conto del vitale meccanismo
di scambio di informazioni tramite
prezzi,ossia dalle informazioni di coloro che devono usufruire dei beni, appare
a Leoni come un caso particolare di una teoria generale: non si può arrivare a
un vero ordine, giuridico e sociale, che soddisfi tutti gli appartenenti alla
comunità, senza partire dagli individui, dalle loro esigenze e dai loro
bisogni. Così come la pianificazione rende
impossibile il calcolo economico e quindi il valore dei beni da produrre
e scambiare, ugualmente la legislazione
consiste nella creazione e imposizione del diritto in modo
coercitivo, da parte di maggioranze variabili e contingenti che non sanno
tenere conto delle esigenze e richieste dei cittadini, che sono
i veri fruitori, o consumatori del diritto. Leoni sostiene
l’idea che il diritto possa formarsi con un processo diverso, non coercitivo, e
più simile al modo in cui avviene lo sviluppo economico o quello scientifico.
Dal diritto romano a quello inglese il diritto era qualcosa che non andava
creato (decretato) ma qualcosa di preesistente che andava scoperto tramite
l’opera dei giureconsulti e dei giudici.
Leoni prospetta una sorta di grande rivoluzione con la quale molte delle
norme che ora sono leggi scritte passino nell’area delle leggi non scritte. Il
processo di formazione del diritto riformato in modo da diventare un processo
principalmente, se non esclusivamente spontaneo, come il commerciare il parlare
o trattenere relazioni complementari da parte di individui con altri individui.
Scoprire il diritto che si forma spontaneamente nel popolo che ricorda da
vicino quello del mercato in cui sono i consumatori a dettare la produzione di
cui hanno bisogno,
“Il diritto come pretesa individuale” di Leoni, si tratta di
testi giuridici pubblicati nel periodo 1961 1966: immediatamente prima della
prematura scomparsa. E ci troviamo di fronte a una ricostruzione organica della
teoria per la quale Leoni
può legittimamente venire accostato ai grandi autori giuridici e politici del
Novecento italiano. Leoni nell’elaborare la teoria del diritto come scambio di pretese individuali e
della politica come scambio di poteri tenta di superare l’elemento coercitivo,
presente nella politica e nel diritto proponendo un modello conoscitivo di come
il diritto e lo stato nascano a partire dall’agire individuale. Alla base della
formazione del diritto vi è la formazione di una pretesa lo fa per prendere a
sua volta qualcosa. In tal senso la norma giuridica corrisponderà al prezzo di
mercato, che è l’incontro tra domanda e offerta (che è anch’essa una domanda) e
l’ordinamento giuridico sarà la risultante dei comportamenti e delle pretese
degli individui. Ad essere determinante, nel diritto come nella politica, non è
l’elemento competitivo o coercitivo, ma quello cooperativo: gli uomini si scambiano beni (economia),
pretese (diritti), potere (politica). Leoni riprende le sfide dei grandi
pensatori politici e con la sua analisi ci porta a riflettere sugli elementi
primi della politica e della società, e su cosa sia giusto e lecito che il
potere politico faccia o non faccia. Nella realtà politica attuale esistono gli
stati e i governi,ma siamo davvero sicuri che
la riflessione politica debba sempre ruotare esclusivamente intorno a
loro e non anche agli individui e alle loro azioni?
sabato 3 novembre 2012
ITALIANI SALVIAMO L’ITALIA Lettera aperta al Presidente del Consiglio, Professor Mario Monti
Noi sottoscritti: Centro studi liberali B.Croce , Forum
liberale Marche, Italia Liberal Democratica ed altri non menzionati per
brevità, ci rivolgiamo a Lei perché stanchi di essere trattati solo da
contribuenti e possibili evasori,
vogliamo dare un esempio di come prendere in mano il nostro destino,
manifestando un prepotente rifiuto di essere considerati sudditi da un sistema
politico che riteniamo privo di legittimità, non essendoci più una
rappresentanza politica dei cittadini in Parlamento ma, solo rappresentanti di
partito.
Nel frattempo i cittadini,
ex popolo sovrano, si ritrovano sulle spalle quasi duemila miliardi di Euro,
frutto di un cinquantennio di sperpero del denaro pubblico.
Professor Monti, noi siamo vittime di questa crisi causata dalla pluriennale pessima qualità
della classe politica, e dall’espansione del potere coercitivo del Governo, che
non possiamo contrastare perché non
abbiamo strumenti necessari per farlo.
paghiamo le tasse e non siamo titolari del controllo sulle
spese. Ora è tempo di provvedere e il
Suo Governo tecnico ne ha facoltà, affinchè il Popolo Sovrano possa acquisire
gli strumenti necessari per dare voce ad una capacità propositiva responsabile per scelte di programmi, relative priorità e concorrere
per un più corretto rapporto tra
cittadini e istituzioni. Non è ammissibile che l’intervento dell’autorità
statale riduca i cittadini a sudditi, ignorando che la fonte della Sovranità è
sempre intestata al Popolo e nessuna Democrazia può funzionare senza la
partecipazione e il consenso dei cittadini. “Quando il cittadino è passivo è la
Democrazia che si annulla” (Alexis De Tocqueville) e, se si annulla la
Democrazia si annulla di pari passo anche la Libertà.
Professor Monti, “ La vera risorsa del Paese sono i Cittadini”, di qui la convinzione che oggi possano
anche autorevolmente aiutare il Governo per
invertire lo stato di recessione
in cui è caduta la nostra economia e per velocizzare la crescita e lo sviluppo. Dall’archivio abbiamo ripescato un interessante articolo del prof. Luigi
Zingales del Nov. 2011, Spread 575 punti, che esprimeva ammirazione per chi
aveva aderito all’appello a investire i propri risparmi in titoli di Stato ma
anche le sue perplessità su quel tipo di proposta concludendo: “Più ragionevole sarebbe raccogliere i
soldi dei volontari in un fondo di intervento per sottoscrivere i titoli di
Stato in sede di Asta, laddove la Bce non può intervenire.” Il Forum dei
cittadini di buona volontà fa suo questo suggerimento. A questa iniziativa
potrebbero contribuire anche le Casse di previdenza, Gestione risparmi,
Associazioni Imprenditoriali, Ordini
professionali e altri enti
volonterosi. Il ricavato delle Aste
sarà finalizzato a precisi obiettivi, i
soldi gestiti dalla Cassa depositi e prestiti, sotto il controllo della
Corte dei conti per evitare che vadano
in mano ad affaristi senza scrupoli che possano dirottarli dagli
obiettivi stabiliti.
Asta N°1- “ 50%
per RIDUZIONE DEBITO
PUBBLICO = SCUDO ALLO SPREAD
50% CUNEO
FISCALE = AZIENDE più competitive =
Più potere acquisto per
FAMIGLIE
Fermo restando il 50% di ogni Asta per la riduzione del
Debito pubblico, dobbiamo lavorare sulle
priorità di intervento delle prossime Aste su: Terremoti Emilia Romagna L’Aquila,
Disastri ambientali, pagamento debiti della Pa, Esodati.
Professor
Monti, noi cittadini che volontariamente
tiriamo fuori i soldi chiediamo però che
si stabilisca uno stretto rapporto
esecutivo tra il Forum dei Cittadini e le Istituzioni con una strategia innovativa di gestione della cosa pubblica
e un Decreto urgente esecutivo per la sottoscrizione dei titoli di Stato finalizzati
per dare forza al progetto per rilanciare la
crescita.
Grati
dell’attenzione, restiamo in attesa di un cenno di risposta.
Centro studi liberali B.Croce , Forum liberale Marche, Italia Liberal Democratica ed altri
“Il paese non è vittima della speculazione internazionale da cui deve
essere salvato, è vittima di una classe dirigente che ha fatto di tutto per
portarlo allo sfacelo” Luigi Zingales
Nov. 2011
“Nessun
sistema di libero scambio può
effettivamente funzionare se non è radicato in un ordinamento politico e
giuridico che aiuti i cittadini ad annullare l’interferenza nei loro affari da
parte di altre persone, comprese le autorità”
(Bruno Leoni )
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martedì 6 marzo 2012
"CONTRO LA BARBARIE STATALISTA Bruno Leoni, polemista e intellettuale pubblico" - Venerdì 9 Marzo, ore 18,00, presso la Sala del Rettorato P.zza Roma Ancona
Il Centro Studi Liberali B. Croce "CONTRO LA BARBARIE STATALISTA Bruno Leoni, polemista e intellettuale pubblico" è lieto di invitarla alla conferenza che si terrà venerdi' 9 marzo, alle ore 18,00 presso la Sala del Rettorato P.zza Roma Ancona.
Relatore : Alberto MINGARDI Direttore Generale Istituto Bruno Leoni - Torino.
Relatore : Alberto MINGARDI Direttore Generale Istituto Bruno Leoni - Torino.
lunedì 21 novembre 2011
GOVERNO MONTI/ 1. Ostellino: Monti, ora fai il "tecnico" e taglia lo Stato
Il nostro socio onorario, nonchè nostro faro, almeno per come io lo intendo, ha colpito ancora. Intervista a Piero Ostellino trascritta da Riccardo Rinaldi
Le faccio un esempio: oggi i cittadini hanno a disposizione dei servizi scadenti, ma quando salgono su un autobus, pagando un prezzo irrisorio, sono quasi portati a pensare che lo Stato sia buono e generoso. In realtà il resto finisce nella fiscalità generale e questo ovviamente riguarda tutti, compresi quelli che l’autobus non lo usano mai.
Gliene faccio un altro: gli inglesi hanno aumentato i costi delle rette universitarie. Da noi, invece, in nome di quella finta socialità le rette sono così basse che coprono soltanto il 15% dei costi. E così quello che manca ricade sulla fiscalità generale. Sa qual è il risultato? Il manovale che non manda il figlio all’Università paga gli studi ai ricchi.
E la squadra di governo presentata ieri secondo lei ha le carte in regola per fare questa “rivoluzione”?
Sono certamente personalità di grande prestigio. E le dichiarazioni a favore della previdenza sociale contributiva del nuovo ministro del Welfare, Elsa Fornero, fanno ben sperare.
Di che si tratta?
Della soluzione più liberale. Ciascuno paga con i propri contributi la pensione che avrà, ma è libero di andarci quando vuole. Non quando decide uno Stato affamato di soldi. E’ questa, a mio avviso, la strada giusta.
Ad ogni modo, i mercati secondo lei crederanno nella svolta?
Senza una drastica riduzione della spesa pubblica e della pressione fiscale no. Io, ad esempio, prenderei in considerazione l’ipotesi di non rinnovare i 200 miliardi di titoli di Stato italiani in scadenza. Il debito in questo modo scenderebbe da 2.000 a 1.800 miliardi e gli interessi così sarebbero minori. Per pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici si potrebbe poi creare una società per azioni all’interno della quale inserire quella parte del demanio pubblico che può essere messa sul mercato.
Se poi la transizione dovesse andare a buon fine ci ritroveremmo un bipolarismo diverso, meno muscolare e più ragionevole?
Questo continuerà a dipendere dalla cultura politica del Paese. A giudicare dalle immagini delle dimissioni di Silvio Berlusconi sembra proprio che l’Italia sia ancora ferma alla guerra civile che scoppiò alla fine della Seconda guerra mondiale e che oggi sembra aver trovato il bipolarismo come metafora.
Ad ogni modo, fino a quando l’avversario politico resterà il nemico da abbattere, in Italia la democrazia liberale resterà incompiuta.
Ma chiedere anche questo a Mario Monti mi sembra francamente eccessivo…
© Riproduzione riservata.
giovedì 17 novembre 2011
Il governo Monti è nato. Dopo due giorni di consultazioni, ieri infatti è giunto l’atteso momento della presentazione dei ministri e del giuramento nelle mani del presidente della Repubblica. Per questa sera, invece, è previsto il voto di fiducia al Senato che anticipa il passaggio di domani alla Camera. «Dato che i politici – dice Piero Ostellino a IlSussidiario.net – fino ad ora hanno messo in scena quel famoso spettacolo nel quale la spalla dice al comico “vai avanti tu che a me vien da ridere”, mi permetto di dare solo un consiglio ai tecnici. Non usate più la parola “sacrifici” quando vi rivolgete agli italiani. Chi li deve fare non sono loro, ma lo Stato. Smantellate piuttosto questo apparato mostruoso che opprime i suoi cittadini e che ogni anno gli confisca oltre metà della ricchezza che producono».
Ieri però il nuovo premier non ha risposto alle domande sulla patrimoniale, mentre la voce sulla reintroduzione dell’Ici si fa sempre più insistente.
Se Monti dovesse scegliere questa linea non farebbe altro che proseguire sulla strada tracciata dalla politica in tutti questi anni: aumentare le tasse per rincorrere una spesa pubblica fuori controllo. Da un tecnico però è lecito attendersi l’esatto opposto. Che si preoccupi cioè della vera natura del fallimento di questo Paese: uno Stato onnipresente e costoso. La politica avrà anche le sue possibilità, ma non possiamo pensare di salvare l’Italia con il taglio delle auto blu e del numero di parlamentari. Sono noccioline. Qui c’è da “dimezzare” lo Stato.
Un’impresa che sembra impossibile.
Certo, ma il nuovo premier, ripeto, dovrà fare il tecnico. Il suo compito è quello di pensare ai problemi concreti senza preoccuparsi del consenso, mettendo però il Parlamento davanti alle proprie responsabilità.
Se le forze politiche, infatti, dovessero per caso tentare di mettere i bastoni fra le ruote al presidente del Consiglio, lui non dovrebbe far altro che dimettersi, spiegando agli italiani di non voler essere complice degli sterili giochi della politica. Non esistono altre strade.
Da dove dovrebbe iniziare comunque questo “smantellamento”?
Per prima cosa bisognerebbe mettere fine all’imbroglio della “finta socialità”.
Cosa intende dire?
Ieri però il nuovo premier non ha risposto alle domande sulla patrimoniale, mentre la voce sulla reintroduzione dell’Ici si fa sempre più insistente.
Se Monti dovesse scegliere questa linea non farebbe altro che proseguire sulla strada tracciata dalla politica in tutti questi anni: aumentare le tasse per rincorrere una spesa pubblica fuori controllo. Da un tecnico però è lecito attendersi l’esatto opposto. Che si preoccupi cioè della vera natura del fallimento di questo Paese: uno Stato onnipresente e costoso. La politica avrà anche le sue possibilità, ma non possiamo pensare di salvare l’Italia con il taglio delle auto blu e del numero di parlamentari. Sono noccioline. Qui c’è da “dimezzare” lo Stato.
Un’impresa che sembra impossibile.
Certo, ma il nuovo premier, ripeto, dovrà fare il tecnico. Il suo compito è quello di pensare ai problemi concreti senza preoccuparsi del consenso, mettendo però il Parlamento davanti alle proprie responsabilità.
Se le forze politiche, infatti, dovessero per caso tentare di mettere i bastoni fra le ruote al presidente del Consiglio, lui non dovrebbe far altro che dimettersi, spiegando agli italiani di non voler essere complice degli sterili giochi della politica. Non esistono altre strade.
Da dove dovrebbe iniziare comunque questo “smantellamento”?
Per prima cosa bisognerebbe mettere fine all’imbroglio della “finta socialità”.
Cosa intende dire?
Le faccio un esempio: oggi i cittadini hanno a disposizione dei servizi scadenti, ma quando salgono su un autobus, pagando un prezzo irrisorio, sono quasi portati a pensare che lo Stato sia buono e generoso. In realtà il resto finisce nella fiscalità generale e questo ovviamente riguarda tutti, compresi quelli che l’autobus non lo usano mai.
Gliene faccio un altro: gli inglesi hanno aumentato i costi delle rette universitarie. Da noi, invece, in nome di quella finta socialità le rette sono così basse che coprono soltanto il 15% dei costi. E così quello che manca ricade sulla fiscalità generale. Sa qual è il risultato? Il manovale che non manda il figlio all’Università paga gli studi ai ricchi.
E la squadra di governo presentata ieri secondo lei ha le carte in regola per fare questa “rivoluzione”?
Sono certamente personalità di grande prestigio. E le dichiarazioni a favore della previdenza sociale contributiva del nuovo ministro del Welfare, Elsa Fornero, fanno ben sperare.
Di che si tratta?
Della soluzione più liberale. Ciascuno paga con i propri contributi la pensione che avrà, ma è libero di andarci quando vuole. Non quando decide uno Stato affamato di soldi. E’ questa, a mio avviso, la strada giusta.
Ad ogni modo, i mercati secondo lei crederanno nella svolta?
Senza una drastica riduzione della spesa pubblica e della pressione fiscale no. Io, ad esempio, prenderei in considerazione l’ipotesi di non rinnovare i 200 miliardi di titoli di Stato italiani in scadenza. Il debito in questo modo scenderebbe da 2.000 a 1.800 miliardi e gli interessi così sarebbero minori. Per pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici si potrebbe poi creare una società per azioni all’interno della quale inserire quella parte del demanio pubblico che può essere messa sul mercato.
Se poi la transizione dovesse andare a buon fine ci ritroveremmo un bipolarismo diverso, meno muscolare e più ragionevole?
Questo continuerà a dipendere dalla cultura politica del Paese. A giudicare dalle immagini delle dimissioni di Silvio Berlusconi sembra proprio che l’Italia sia ancora ferma alla guerra civile che scoppiò alla fine della Seconda guerra mondiale e che oggi sembra aver trovato il bipolarismo come metafora.
Ad ogni modo, fino a quando l’avversario politico resterà il nemico da abbattere, in Italia la democrazia liberale resterà incompiuta.
Ma chiedere anche questo a Mario Monti mi sembra francamente eccessivo…
© Riproduzione riservata.
lunedì 14 novembre 2011
EINAUDI: LIBERTA' ECONOMICA E COESIONE SOCIALE - GIOVEDI’ 17 NOVEMBRE 2011 - dalle ore 17 alle ore 19,30
GIOVEDI’ 17 NOVEMBRE 2011 - dalle ore 17 alle ore 19,30
Presso Facoltà di Economia (ex caserma Villarey) Ancona - Piazza Martelli
Il Centro Studi Liberali “Benedetto Croce”, nell'ambito della celebrazione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia presenta il Libro della collana storica della Banca d'Italia curato da Goffredo Gigliobianco, capo della Divisione storia economica del Servizio Studi della Banca d’Italia, con prefazione di Mario Draghi dal titolo:
LUIGI EINAUDI : LIBERTA' ECONOMICA E COESIONE SOCIALE.
«Non tutti gli uomini – scriveva Luigi Einaudi nel 1942 – hanno l'anima del soldato o del capitano disposti ad ubbidire o a lottare ogni giorno quant'è lunga la vita. Molti , moltissimi, forse tutti in un certo momento della vita sentono il bisogno di riposo, di difesa, di rifugio. Vogliono avere un'oasi dove riposare, vogliono sentirsi per un momento difesi da una trincea contro l'assillo continuo della concorrenza, della emulazione, della gara.»
Fino a che punto la concorrenza possa governare la società senza strapparla e fino a che punto il welfare state la possa proteggere senza appiattirla sono interrogativi di Einaudi che oggi ritrovano un'acuta attualità, nel nostro disperato bisogno di trovare il modo di ricostruire il nostro paese tentando di conciliare giustizia sociale, uguaglianza dei punti di partenza, capacità di innovare non solo dell’economia, ma della società intera.
Con il suo pensiero e impegno civile, Luigi Einaudi cercò di indicare il giusto equilibrio tra opposte esigenze. Da una parte quella di lasciare ampio spazio all'innovazione, alla concorrenza, all'emergere del meglio e del nuovo, non solo nel campo della produzione, ma anche con riferimento alla società, al ricambio delle classi dirigenti, alla nascita di nuovi imprenditori. Dall'altra l'esigenza di offrire alle persone, non tutte disposte a stare sempre in prima linea, un riparo dal vento sferzante della concorrenza: l'associazione professionale, il sindacato, la piccola proprietà, il posto di lavoro.
Interverranno come Relatori:
Roberto Einaudi Presidente Fondazione "Luigi Einaudi" Roma
Alberto Baffigi Funzionario Div. Storia Economica e Finanziaria Banca d'Italia
Alberto Zazzaro Ordinario di Economia Politica presso la Facoltà di Economia dell’UNIPM
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