Cerca nel blog

sabato 9 gennaio 2010

Dickens, Beveridge, E. Rossi, il servizio sanitario nazionale e l'abolizione della miseria

“Perdonami se sono indiscreto, - disse Scrooge guardando fisso alla veste dello Spirito, - ma io vedo venir fuori dal lembo della tua veste non so che di strano che non t'appartiene. È un piede o un artiglio?

- Potrebbe essere un artiglio, per la poca carne che lo ricopre, - rispose malinconico lo Spirito. - Guarda. –

Dalle pieghe della sua veste trasse fuori due bambini striminziti, abietti, spaventevoli, ributtanti, miserabili. Caddero ginocchioni ai piedi di lui e si attaccarono saldi ai lembi della veste.

- Guarda, uomo! - esclamò lo Spirito. - Guarda, guarda qui, per terra! –

Erano un bambino e una bambina. Gialli, scarni, cenciosi, arcigni, selvaggi; ma prostrati anche nella umiltà loro. Dove la grazia della gioventù avrebbe dovuto fiorir rigogliosa sulle loro guance, una mano secca e grinzosa, come quella del tempo, li avea corrosi, torti, tagliuzzati. Dove gli angeli doveano sedere in trono, nascondevansi i demoni e balenavano minacciosi. Nessun mutamento, nessuna degradazione, nessun pervertimento del genere umano, in qualsivoglia grado, in tutti i misteri della meravigliosa creazione ha mai partorito mostri così orrendi.
Scrooge indietreggiò, atterrito. Tentò di dire allo Spirito, il quale glieli additava, che quelli erano due bei bambini; ma le parole gli fecero groppo, anzi che partecipare alla enorme menzogna.

- Spirito! Son figli tuoi? - potette appena domandare Scrooge.

- Sono figli dell'Uomo - rispose lo Spirito chinando gli occhi a guardarli. - E a me s'attaccano, accusando i padri loro. Questo bambino è l'Ignoranza. Questa bambina è la Miseria. Guardati da tutti e due, da tutta la loro discendenza, ma soprattutto guardati da questo bambino, perché sulla sua fronte io vedo scritto: "Dannazione", se la parola non è presto cancellata. Negalo! - gridò lo Spirito, protendendo le mani verso la città. - Diffama pure coloro che te lo dicono! Serba il male, carezzalo, pei tuoi fini perversi. Ma bada, bada alla fine!

- Non hanno un rifugio? - domandò Scrooge; - non c'è per loro un sollievo?

- E non ci son forse prigioni? - ribatté lo Spirito, ritorcendogli contro le sue proprie parole. - Non ci son forse case di lavoro?”
– (Tratto dal Canto di Natale di Charles Dickens)


Se è vero, come diceva Leonardo Sciascia, che “nulla di sé e del mondo sa la generalità degli uomini, se la letteratura non glielo apprende” allora occorre riprendere in mano i libri di Charles Dickens e magari quelli di Victor Hugo per capire come era la società dell’ottocento e per capire quali sono state le conquiste di civiltà ottenute fino ai nostri giorni.
Le situazioni di miseria e ignoranza in cui versava una buona parte della società e le ingiustizie che ne erano causa e poi conseguenza sono scandalo oggi come allora. Un ruolo importantissimo per migliorare le condizioni di vita di molti esseri umani è stato svolto da chi professava idee definite liberali. Tra questi possiamo citare l’inglese Lord Beveridge, economista, direttore della London School of Economics e poi parlamentare Liberale che stila, nel 1942, il famoso piano che porta il suo nome. Il piano Beveridge propone il servizio sanitario nazionale universale accessibile a tutti e pagato tramite la fiscalità generale. L’obiettivo era di garantire dei livelli minimi di assistenza a tutti i cittadini, senza interventi particolari e clientelari.
In Italia, nello stesso periodo, un altro economista liberale, confinato dal regime fascista nell’isola di Ventotene, Ernesto Rossi, elaborava parallelamente alcune idee per abolire la miseria. Tale studio sarà poi pubblicato negli anni ‘50 da Laterza, appunto, con il titolo “Abolire la miseria”.
La tesi centrale del libro resta sempre attuale: la miseria è una malattia infettiva, chi ne è colpito demoralizza tutti coloro con cui è in contatto, pertanto occorre attaccarla vigorosamente ed eliminarla per quanto possibile, tanto più che la miseria, secondo E. Rossi, non è l’esito necessario del sistema capitalistico. Tuttavia il mercato da solo non garantisce la sua eliminazione pertanto si rende necessario l’intervento dello Stato. Per Rossi, liberale, occorre fare in modo che tale intervento non si trasformi in assistenzialismo; occorre quindi che sia ridotta al minimo la burocrazia e che siano contrastati i comportamenti parassitari che porterebbero a far pagare a tutta la collettività i privilegi di qualcuno.
Un punto deve essere fermo: per poter eliminare la miseria e garantire sostegno ai cittadini nei momenti di particolare difficoltà, quali ad esempio la malattia, occorrono risorse finanziarie. Quindi bisogna preservare la capacità dei sistemi liberi di generare ricchezza, che sarà poi destinata a questi scopi. I sistemi che sono stati caratterizzati dalle libertà economiche e di mercato sono quelli che hanno saputo meglio far crescere la ricchezza e migliorare le condizioni di vita dei cittadini più svantaggiati.
Non bisogna mai stancarsi però di monitorare l’efficacia e l’efficienza dei servizi erogati o garantiti dallo Stato. Non bisognerebbe stancarsi di indagare sui costi e sui benefici dei servizi che costituiscono il “Welfare State” ed operare per avere, a parità di costo, servizi migliori. Infine, non bisogna avere la presunzione, per dirla alla Kant , di raddrizzare il legno storto di cui è fatto l’uomo, se non vogliamo correre il rischio di vivere in uno Stato etico ed illiberale. (di Claudio Ferretti)

Nessun commento: