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mercoledì 30 dicembre 2009

Evasioni Fiscali 2 - La Luna o il dito? (di Claudio Ferretti)

Pubblico il secondo intervento in risposta al Prof. Calafati , docente della Facoltà di Economia di Ancona, che aveva accolto delle mie considerazioni sul suo blog. Il Prof. Calafati pone una nuova questione: stiamo ancora alla contrapposizione tra individuo e Stato? - "e comunque - scriveva Calafati - noi di questa contrapposizione non ne possiamo più"

Gentile Prof. Calafati,
la ringrazio per l’opportunità che mi ha dato di chiarire gli obiettivi e i temi trattati all’incontro del Centro Studi Liberali Benedetto Croce sulla fiscalità .
Non posso che condividere quanto da lei affermato: oggi anche i Ministri fanno provocazioni quindi sarebbe meglio smettere. Tuttavia ritengo che chi non rappresenta le Istituzioni e non ha l’incarico di amministrare la res publica abbia quasi il dovere di porre certi temi all’attenzione della cittadinanza con l’obiettivo di far riflettere su questioni dove c’è spesso solo riflesso e quasi mai pensiero.
Visti gli interventi che sono seguiti al suo post e alla nostra iniziativa, credo che la nostra provocazione sia stata abbastanza inutile perché ci si è concentrati solo su di essa senza entrare nel merito della questione fiscale in Italia.
Torno quindi sul tema per cercare di spiegare perché ritengo che la questione fiscale sia centrale per una persona che vuole comportarsi come cittadino responsabile e non da suddito.
L’esclamazione dell’ex Ministro Padoa Schioppa: “Le tasse sono una cosa bellissima” e il titolo del libro di Facco “Se le tasse sono un furto non pagarle è legittima difesa” sono due sentenze estreme che non mi trovano d’accordo.
Circa la prima affermazione, che dire se un cassiere di panetteria esclamasse “Il prezzo del pane è una cosa bellissima”? Non so se a qualcuno è mai capitato di sentire una cosa del genere. A me non è capitato! Il prezzo del pane, più che bello, è necessario perché ci permette di avere un parametro per calcolare il valore del prodotto, di confrontare tale valore con quello di altre panetterie e con quello di beni succedanei o alternativi.
La seconda invece è un’espressione non così rara da sentire, ma provo a trasferire anche questa in panetteria: “Se il prezzo del pane è un furto, non pagarlo è legittima difesa”. Cosa significa? Prendo il pane e fuggo senza pagare nulla (quindi rubo)? Oppure, scelgo di non prendere il pane e lo vado a comprare da un panettiere che lo vende ad un prezzo da me ritenuto più onesto? In questo secondo caso credo che tutti ci potremmo ritrovare.
Tornando alla tassazione, la cosa si complica:
- con le tasse si pagano servizi che non sono misurabili in modo diretto
- poiché le tasse servono anche a ridistribuire ricchezza tra chi ha di più e chi ha di meno è normale che ci sia la percezione di ricevere meno di quanto si paga, salvo però mettere sul piatto della bilancia che la redistribuzione può essere utile a migliorare la convivenza.
- non pagare le tasse e dichiararlo è impossibile perché illegale. Come conseguenza ci sarebbe un prelievo coatto da parte dello Stato.
- non pagare le tasse e non usufruire anche in minima parte dei benefici dei servizi pubblici è impossibile (ad esempio per l’utilizzo delle strade e dei marciapiedi sei si abita in città)
- (ecc.ecc.)
Il rapporto tra il cittadino e lo Stato in tutte le sue forme è questione complessa, tuttavia credo che esistano gli elementi per sostenere che il nostro sistema fiscale sia iniquo perché:
a) esiste una pressione fiscale elevata su chi paga le tasse
b) c’è un certo lassismo nei confronti di chi non paga le tasse
c) l’impiego delle entrate fiscali è caratterizzato spesso da una certa inefficacia ed inefficienza dei servizi erogati.

Solo per fare alcuni esempi:
Sicurezza per i cittadini: Lo stato, si dice, dovrebbe garantire la sicurezza ma almeno un terzo del paese è in mano alla criminalità organizzata.
Certezza del Diritto e funzione Legislativa: Lo Stato dovrebbe garantire la certezza del diritto, l’Italia è il paese con più leggi e regolamenti tra i paesi occidentali, tanto che non si riescono neanche a contare. Queste producono continuamente nuove leggi e regolamenti per definire come e quando applicarli, rendendo di fatto l’incertezza del diritto una costante (c’è un interessante studio dell’Istituto Bruno Leoni che illustra l’iter folle del processo di semplificazione della nostra complessità normativa).
Amministrazione della Giustizia: Lo Stato, si dice, dovrebbe garantire la giustizia, invece abbiamo una giustizia civile con i tempi di giudizio più lunghi del mondo che di fatto rendono impossibile la tutela dei diritti (ma tutti parlano solo di quella penale che pure non gode di buona salute con la penalizzazione di quasi tutto, anche dei casi in cui comportamenti illeciti non vedono la presenza di vittima).
Amministrazione delle Carceri: Lo Stato dovrebbe garantire la sicurezza anche dei propri cittadini assicurati alla giustizia (spesso di classe) ma in Italia, facendo le debite proporzioni, abbiamo 4 volte il numero di morti violente in carcere rispetto agli USA.
Amministrazione della solidarietà pubblica: lo Stato, si dice, dovrebbe garantire chi si trova senza lavoro ed in difficoltà, ma come mai il sussidio viene dato solo a chi ha avuto un lavoro, magari nella grande industria e mai a chi non riesce neanche ad entrare nel mercato del lavoro? E perché l’impiego pubblico viene utilizzato come sussidio di disoccupazione ma solo per chi ha il privilegio di essere stato “prescelto”?
Gestione del pubblico impiego: Lo Stato dovrebbe garantire che per i pubblici impieghi si selezionino le persone più idonee e competenti a ricoprire quel ruolo eppure, spesso, i concorsi sono “truccati. Ma il dato più eclatante è che, anche quando le truffe vengono scoperte e accertate dagli organi competenti, avviene che colui che ha beneficiato di comportamenti illegittimi e scorretti rimane al proprio posto, alla faccia del merito altrui. E i partecipanti alle commissioni continuano a svolgere il loro importante ruolo in seno alla società.
Molti di questi esempi riguardano il vissuto quotidiano di tanti di noi. Esempi ben documentati nelle recenti pubblicazioni di Stella e Rizzo, di Ostellino e tanti altri testi divulgativi. Uno “stato della Nazione” si può evincere anche anche nelle annuali “Prediche inutili” della Corte dei Conti.

La cosa triste è che quando diversi anni fa studiavo nella vostra stessa facoltà di Economia ebbi l’opportunità di prendere a prestito dei vecchi libri degli anni 50 e 60 di Ernesto Rossi: Il Malgoverno, I nostri quattrini, Borse e Borsaioli, Settimo non rubare…. Libri che parlavano delle stesse cose e in sessanta anni il problema di fondo si è acutizzato, si è fatto patologico.

(e comunque noi di queste cose non ne possiamo più)

Io sono dell'avviso che non esiste l’individuo, per bene, e lo Stato, malfattore. Io penso che ci sia un problema di mancanza di senso civico da parte di molti cittadini italiani. Quanto allo Stato, quando ricercavo idee per la mia modesta tesi di Laurea, su una rivista di Economia che aveva il Prof. Sotte nel comitato scientifico, trovai una descrizione Stato data da Gaetano Salvemini che scriveva sull’Unità nel 1921: “lo Stato non esiste, esistono solo degli impiegati a cui non importa nulla di noi…”. Se messa insieme alla definizione di Bastiat: “lo Stato è quella finzione in cui tutti cercano di vivere alle spalle di tutti” , si potrebbe arrivare a dire che non c’è alcuna contrapposizione tra l’individuo e lo Stato. Anche questa affermazione non è del tutto vera. Esiste secondo me un problema di individui che non riescono a sentirsi cittadini, e uno Stato che è ostaggio di interessi corporativi e di parte. Uno Stato che non riesce a ricomporre tali interessi in una società libera e aperta che riconosca il merito e la responsabilità individuali come valori indispensabili per lo sviluppo e il benessere della società stessa. Questo sarebbe un ambito da approfondire per capire meglio l’ambiente in cui viviamo. Mi pongo molte domande: chi gestisce realmente le prerogative degli organi dello Stato in Italia? Quale è l’attuale ruolo della politica e dei partiti politici? Che tipo di democrazia è quella italiana? Quali sono gli interessi che sono rappresentati e quali interessi non lo sono? Quali sono i privilegi tutelati? Quanto costano questi privilegi al contribuente?
Non riusciamo a capire che l’insieme di tanti privilegi non fanno un diritto, ma alla fine qualcuno dovrà pagare, e tutti speculano sperando che sia sempre qualcun altro a ricevere il conto della spesa.
Possiamo pensare che le cose potranno andare avanti a lungo in questo modo? Anche se fosse possibile, sarebbe giusto? Quali sono le riforme che porterebbero a servizi pubblici più efficaci e meno costosi? Io potrei essere anche contento di pagare il livello di tassazione attuale (paragonabile a quello dei paesi scandinavi), ma vorrei allora che lo Stato esistesse e funzionasse, svolgendo bene almeno il ruolo a cui è preposto (la sicurezza, la giustizia nei tribunali, le grandi infrastrutture, il sostegno a chi si trova in difficoltà in malattia o nell’indigenza). Ma è davvero così?

venerdì 4 dicembre 2009

Introduzione alla Relazione di Piero Ostellino

Con la lettura del libro di Ostellino, Lo Stato Canaglia, sono tornato alla mia formazione e alle mie letture sin dai tempi dell’università, quando ho tolto molta polvere da diversi libri di Ernesto Rossi presenti nella biblioteca della nostra facoltà di Economia. Questi testi avevano dei titoli singolari: Il Malgoverno, Settimo Non Rubare, I nostri Quattrini, Borse e Borsaioli che mi hanno invogliato a leggere le Prediche Inutili di Einaudi ed altri ancora.

In effetti in Italia esiste un’ampia letteratura ed un filone culturale di analisi delle distorsioni di quello che chiamiamo Stato con tutte le sue ramificazioni e delle relazioni di questo con Economia, attraverso le corporazioni, e con la benedizione delle istituzioni religiose (che per dirla con Don Romolo Murri, non sono stato il blocco di formazione di una forte coscienza civile e di cittadinanza). Questo lavoro di analisi, denuncia e proposta, però, non ha prodotto quasi nulla di positivo, anzi, si è arrivati ad una progressiva degenerazione, nonostante che alcune posizioni siano state fatte proprio anche da accademici che hanno ricoperto o ricoprono ruoli di governo vedi i contributi forniti da “Lo Stato Padrone” di Martino e “Lo Stato Criminogeno” di Tremonti (che poi arrivato al potere si sta comportando come quel curato che predica bene e razzola male a dimostrazione che le categorie delle idee a nulla servono se non si è disposti a servirle con l’azione).

I principi molto pragmatici del liberalismo, quale che sia la voce che li propone, scivolano come l’acqua su questo paese impermeabile a tutto e si arriva ad una situazione fotografata molto bene con “la Casta” e “la Deriva” di Giannantonio Stella e Sergio Rizzo (Corrieristi anche loro come Ostellino).
C’è una questione culturale italiana che porta ad uno scarsissimo senso civico e si riverbera nella classe politica che è espressione del paese.
Qualcuno fa risalire le origini del declino culturale italiano, inteso come mancanza di senso civico, prima ancora che assenza dell’approccio liberale, alla controriforma. Altri vedono il problema storico nell’unità nazionale etero diretta e poco sentita, chi invece nel regime fascista e poi nel regime partitocratico e la cultura cattolica e comunista che ne è stato alla base. L’immediato dopoguerra è stato caratterizzato dalla sconfitta, di chi voleva una discontinuità, del Partito d’Azione, in prima linea, ma anche dei cattolici liberali come Don Luigi Sturzo e la possibilità iniziare un nuovo corso dove, in sistema paese libero, si potessero creare i presupposti per un più forte senso civico e di responsabilità individuale.
La nascita della Repubblica è stata caratterizzata da una continuità con il ventennio fascista, si è rinunciato a dare ai mercati regole liberali, e si è deciso di operare attraverso grandi enti pubblici, inoltre non è stata riformata la pubblica amministrazione. Questo ha creato il consolidarsi di vecchi grumi di interessi e di assistenzialismo e se ne sono creati di nuovi. In un modello, per dirla alla Bastiat, tutti vogliono vivere alle spalle di tutti.

Il motto araldico della nostra Repubblica, come diceva Ernesto Rossi dovrebbe essere “acca nisciuno è fesso”…. Anche qui mi torna in mente una storiella dello stesso Rossi: cinque operai arabi facchini presso un cantiere navale all’inizio del secolo scorso, che portavano una barra di acciaio sulle spalle, l’ultimo si abbassava un poco per far portare il peso agli altri. Ciascuno di loro faceva lo stesso, ma cosi facendo dopo pochi metri tutti erano carponi e faticavano molto di più che se fossero stati uniti del dividersi onestamente il lavoro.
Ecco questo è il comportamento di noi Italiani che porta poi ad avere uno Stato Canaglia. (di Claudio Ferretti)



                        Da sinistra: Gianni Padalino, Piero Ostellino, Carlo Mancini, Claudio Ferretti

lunedì 30 novembre 2009

Evasioni Fiscali (di Claudio Ferretti)

Pubblico la prima risposta data al Prof. Calafati , docente della Facoltà di Economia di Ancona, che aveva fortemente criticato sul suo Blog il titolo della presentazione del Libro di Leonardo Facco. Da tale critica è nata una interessante e pacata discussione sul ruolo della fiscalità e lo stato della democrazia in Italia.

Ringrazio il Prof. Calafati per questo intervento sul suo blog che ha suscitato così tante reazioni per molti aspetti giustamente indignate. Confesso di essere uno degli organizzatori dell’incontro e socio del Centro Studi Benedetto Croce di Ancona, al quale dedico parte del poco tempo disponibile che mi resta dal lavoro (sono anche lavoratore dipendente e le mie tasse e contributi sono trattenuti dallo stipendio, e quello che rimane adeguatamente tassato ogni volta che consumo). La nostra associazione non è legata al alcun partito politico quindi neanche al movimento libertario. Il manifesto riprendeva, come correttamente riportato da Valentina, il titolo del libro scritto da Leonardo Facco. Tale titolo è sicuramente provocatorio ai limiti dell’istigazione a delinquere, anche l’autore è altrettanto provocatorio ed è per questo che l’abbiamo scelto. Dopo diversi incontro molto “politicamente corretti” abbiamo deciso quest’anno di proporre alla cittadinanza due incontri “politicamente scorretti”. Una cosa non è stata notata, che oltre a Leonardo Facco, tra i relatori era presente anche Giorgio Fidenato, imprenditore di Pordenone, il quale ha intrapreso una battaglia legale e non violenta contro lo Stato rifiutandosi di ricoprire il ruolo di sostituto di imposta. Il Fidenato da diversi mesi versa tutto lo stipendio lordo ai 5 dipendenti delle sua associazione che a loro volta possono pagarsi direttamente le tasse. Peccato che le autorità preposte non accettano tali versamenti. L’operazione è avvenuta con una comunicazione preventiva mezzo raccomandata a/r all’agenzia delle entrate, all’inps, al ministero delle finanze e a tutti i suoi dipendenti. Fidenato è oggi volontariamente sotto processo (metodo socratico per cambiare una legge, considerata ingiusta e incostituzionale, dal basso che poco si addice ai “furbetti del quartiere” o ai “furboni nazionali” che fanno di tutto per NON farsi processare). Si è discusso anche di come la legislazione in materia di lavoro consideri il lavoratore dipendente un soggetto debole, da tutelare nei confronti del “padrone” (forse a ragione) ma anche da se stesso (forse un po’ meno a ragione). Si è discusso del sistema schiavista americano, dove il padrone si appropriava del lavoro dello schiavo dando in cambio cibo, un tetto e cure mediche. Si è discusso di altri sistemi, proprio della Svizzera, dove chi non paga le tasse viene velocemente smascherato, ma dove ogni anno si indicono referendum in materia fiscale mettendo a confronto costi e benefici di questa o quella imposta (può essere considerata la Svizzera uno Stato Democratico?). Devo dire che la partecipazione del pubblico al dibattito è stata molto ampia e non senza polemiche. Non siamo riusciti a discutere di tanti argomenti ma sarei veramente contento se, proprio con il Prof. Calafati, si potesse organizzare un prossimo incontro con il titolo che vorrà dare lui, gettare maggiore luce sul tema della fiscalità di cui si parla e si scrive molto ma del quale si sa ben poco (provate a fare una ricerca su internet e su un nervo così scoperto, su di un tema di così grande rilevanza per ciascuno di noi troverete ben poco di utile).
Non sono certo come il Prof. Calafati sul fatto che l’evasione fiscale sia la causa dell’erosione delle basi morali e politiche della democrazia italiana, forse ne è l’effetto.
Credo che valga la pena di approfondire il tema e le ralazioni di causa/effetto. Mi limito a proporre un’altra provocazione citata dal Facco, se la democrazia consiste in “due lupi e un agnello che decidono cosa si mangia a cena” non ne sarei tanto entusiasta, è forse meglio declinare il concetto di democrazia collegandolo a quelli di Democrazia Liberale, di Stato di Diritto, di Rule of Law ecc.ecc. concetti assai vaghi in Italia.
Rispondo infine ai punti sollevati confermando la nostra incoerenza con il titolo:
a) il Centro Studi Benedetto Croce è stato, come altre volte, gentilmente ospitato dalla Facoltà di Economia, che dei soldi pubblici, anche i miei, spero faccia buon uso. Di questa opportunità gratuita abbiamo sempre ringraziato e sempre ringrazieremo finché che ne sarà data possibilità
b) Il Centro Studi Benedetto Croce NON ha preso alcun contributo pubblico per l’incontro in oggetto ne per quello che sta organizzando il 3 dicembre con Piero Ostellino presso il Rettorato
c) Non so cosa avrebbe detto Benedetto Croce, liberale, vedendo accostato il suo nome all’Elogio dell’Evasore Fiscale. So che i liberali in Italia, oltre ad essere stati talmente pochi da considerarsi spesso poco italiani, sono sempre stati molto litigiosi tra loro, quindi non è escluso che ci avrebbe diffidati. Mi piacerebbe pensare però che si fosse potuto esprimere alla Voltaire: “Non condivido le vostre idee ma sono disposto a dare la vita perche voi le possiate esprimere”.

venerdì 27 novembre 2009

PRESENTAZIONE DEL LIBRO: “LO STATO CANAGLIA Come la cattiva politica continua a soffocare l'Italia! - di PIERO OSTELLINO

Giovedì 3 dicembre 2009
ore 17.30
Rettorato dell'Università Politecnica delle Marche
Piazza Roma 22
Ancona

PIERO OSTELLINO AD ANCONA

COMUNICATO STAMPA. (O.1) Ostellino mette sulla bilancia una serie serrata di questioni di capitale importanza. Riforme strutturali interne costituzionali, istituzionali, della Pubblica amministrazione, del sistema giudiziario, la semplificazione delle leggi e dei regolamenti, il ruolo dei sindacati nel mercato del lavoro. Analizza come lo Stato italiano non sia riuscito in quasi settantanni di governo a ripulire il paese da interessi corporativi e vizi consociativi, cartelli degli oligopoli, concorrenza sleale in un mercato non libero.
A peggiorare il quadro la connivenza dei media con lo status quo, del potere politico con la prassi amministrativa.
E se la chiglia fa acqua da tutte le parti, come alleggerire l'apparato statale, ridurre la spesa pubblica e la pressione fiscale?
Soprattutto fino ad oggi che fine hanno fatto gli interventi pubblici a sostegno delle imprese, delle grandi aziende, degli ospedali delle Università, del Meridione d'Italia visto che non hanno salvato il sistema paese? E che fine faranno?
Qual è il rimedio al disastroso stato di salute del sistema produttivo?
La questione si sposta allora dal bene comune alla responsabilità individuale di ciascun cittadino? Onesto, possibilmente. Gli individui allora dovrebbero essere capaci da soli di decidere del proprio bene. Se lo sono, cosa aspettano a farlo?
Diceva Salvemini che in Italia i debiti sono pubblici e i profitti privati.
Il dibattito che seguirà alla presentazione cui interverrà l'autore stesso, Piero Ostellino, sarà una rara occasione per riflettere sul fatto che la società perfetta non esiste su questa terra ma che sia almeno auspicabile renderla migliore nella consapevolezza che i diritti costano e che ad ogni diritto corrisponde un dovere. Anche il dovere di rinunciare a qualcosa per godere del bene pubblico. E se i diritti costano, quanto costa la libertà?

lunedì 16 novembre 2009

PIERO OSTELLINO PRESENTA "LO STATO CANAGLIA"!!!!

Giovedì 3 dicembre 2009 - presso il Rettorato dell'Università di Ancona in Piazza Roma alle ore 17,30 il Grande Giornalista del Corriere Della Sera Piero Ostellino presenta il suo ultimo libro "Lo Stato Canaglia" edito da Rizzoli.

"Viviamo, si dice, in un Paese libero. Nulla di più falso: oggi in Italia tutto è vietato tranne ciò che è esplicitamente consentito. Da Nord a Sud, i cittadini si trovano ostaggio di uno Stato potentissimo, a cui un'infinità di regolamenti e decreti, imposte e balzelli permette di infiltrarsi in ogni recesso della vita quotidiana: dalle leggi sulla procreazione a quelle sulla prostituzione, dai meandri della giustizia all'autovelox. Un'Entità che governa, senza averne delega, la nostra esistenza ma che è nel contempo abbastanza debole da trovarsi nelle mani di una oligarchia incolta e becera, seppure voracissima. Intanto, nell'economia gravata dalla crisi, dilagano le distorsioni del mercato, dal canone televisivo alla vicenda Alitalia, passando per "liberalizzazioni" che sono solo una cortina di fumo di dirigismo e demagogia. A fare le spese di provvedimenti di salvataggio che a stento nascondono le eterne logiche di interesse, al solito, è il cittadino tassato e vessato, inibito nelle sue libere iniziative." In questa spietata analisi del declino culturale, politico ed economico italiano, Piero Ostellino presenta una preoccupante carrellata di nomi, fatti e dati. Denuncia la latitanza del pensiero liberale, asfissiato da collettivismo e corporativismo. Torneranno mai in Italia le idee, e le prassi, dell'autonomia, della responsabilità individuale, della certezza della pena? La risposta è un durissimo j'accuse rivolto alla pessima politica cui permettiamo di governarci.

giovedì 15 ottobre 2009

NEW
Sabato 31 ottobre 2009 ore 10.30
Ancona - Università Politecnica delle Marche - Facoltà di Economia "G.Fuà" - Largo Martelli
Presentazione del libro
Elogio dell'evasore fiscale di Leonardo Facco

Saranno presenti: l'autore Leonardo Facco; Giorgio Fidenato, imprenditore di Pordenone promotore della battaglia per abolire il sostituto d'imposta.

Sabato 31 ottobre alle ore 10.30 ad Ancona presso la Facoltà di Economia “G.Fuà” dell'Università Politecnica delle Marche (Piazzale Martelli) avrà luogo la presentazione del libro Elogio dell'evasore fiscale di Leonardo Facco edito da Aliberti Editore cui saranno presenti l'autore e l'imprenditore di Pordenone Giorgio Fidenato, promotore di una battaglia fiscale per l'abolizione del sostituto d'imposta. L'evento è organizzato dal Centro Studi Liberali Benedetto Croce di Ancona con il patrocinio del Comune di Ancona.
I temi del dibattito che seguirà verteranno sulle problematiche inerenti i processi di riscossione di imposte da parte dello Stato che vedono gli imprenditori quali principali intermediari tra fisco e lavoratori dipendenti. In particolare si discuterà sulla legittimità costituzionale della posizione giuridica di un soggetto come il sostituto d'imposta, tenuto al pagamento di imposte in luogo del contribuente.
Questo compito si concreta in realtà in un onere burocratico a carico degli imprenditori e in una minore consapevolezza da parte del dipendente di quanto effettivamente paga al fisco.

sabato 20 giugno 2009

IL MERCATO POLITICO E I PROBLEMI DELLA DEMOCRAZIA, i quali risiedono nella teoria dei giochi. di David Friedman

"L'ordine nascosto: l'economia della vita di tutti i giorni", di David Friedman.Questo capitolo è dedicato al mercato politico e ai problemi della democrazia, i quali risiedono nella teoria dei giochi. Non perdete la parte finale, "il mercato della legge", in cui si spiega perché la democrazia può produrre leggi che danneggiano la società ma favoriscono gruppi di interesse concentrato.Prima di proseguire è bene definire cosa è un "bene pubblico". Friedman lo definisce così nel capitolo precedente:
Una forma di fallimento del mercato è il "problema dei beni pubblici": come pagare per produrre un bene quando il produttore non può controllare chi lo utilizza. Un esempio è una trasmissione radiofonica. Chiunque abbia un ricevitore può ascoltarla, con o senza il permesso dell'emittente, quindi come può l'emittente riuscire ad avere un compenso per produrre la trasmissione?
Friedman spiega che il mercato privato tende a produrre beni pubblici in maniera "insufficiente" (cioè, alcuni beni pubblici che varrebbero più di ciò che costano non vengono prodotti). Veniamo ora al capitolo 19.19. Leggi e salsicce
" Le leggi sono come le salsicce. È meglio non vederle quando vengono prodotte"
(attribuito a Bismarck)
Il governo non esiste. Non esiste alcun vecchio signore saggio e benevolo che ci osserva dall'alto. Ciò che chiamiamo "azione governativa" non è l'atto di una persona ma il risultato di un mercato politico. In questo mercato come in altri, individui razionali agiscono per perseguire i propri fini -- sotto un sistema di regole piuttosto diverso da quello che governa il mercato privato. Questo capitolo è un'esplorazione del mercato politico.Comincio con una questione, i dazi, che da molto tempo fa sospettare che lo Stato non sia un attore neutrale che serve l'interesse pubblico. Da più di 150 anni, il punto di vista dominante tra gli economisti è che la maggior parte dei dazi danneggia il paese che li impone tanto quanto il paese contro cui vengono imposti; e che la maggior parte dei paesi, per la maggior parte del tempo, farebbero bene ad abolire tutti i dazi e ad abbracciare completamente il libero scambio -- non importa se gli altri paesi ricambiano questa politica. Eppure, per tutto questo secolo e mezzo, la maggior parte del mondo, con la notevole eccezione dell'Inghilterra nel diciannovesimo secolo e Hong Kong nel ventesimo, ha mantenuto i dazi. Quando la riduzione dei dazi è avvenuta, è stato grazie alla negoziazione: noi ridurremo i nostri dazi se voi ridurrete i vostri. Dal punto di vista dell'economista, questo equivale a dire che io smetterò di darmi martellate sulla testa se anche tu smetterai di martellare la tua.Il primo passo è capire perché l'economista crede che i dazi siano una cattiva idea. Il secondo è spiegare perché è tuttavia nell'interesse di legislatori razionali imporre dazi.[Salto per adesso la prima parte dell'argomento, che Friedman presenta sia in modo matematico che a parole. NdM.]...L'economia della politicaLa versione della democrazia che impariamo a scuola è molto semplice. I politici vogliono voti. I votanti vogliono che il governo faccia cose belle. Quindi i politici, per poter essere eletti e rieletti, devono governare nell'interesse generale. La logica è questa, e tutto il resto (cioè la maggior parte di ciò che il governo fa in realtà) è un errore sperimentale.Un motivo per cui questa teoria è sbagliata è che, mentre assume correttamente che i politici siano razionali, assume erroneamente che i votanti non lo siano. Capire quali politiche siano davvero nell'interesse generale, e quindi quali politici è meglio votare, ha un costo. Sono pochi i politici il cui lo slogan dice "io sono il cattivo". Un individuo razionale, che sia un votante o un consumatore, acquisisce informazione solo se il beneficio di acquisire l'informazione vale il costo di acquisirla. Se l'informazione non vale il suo prezzo, l'individuo rimane razionalmente ignorante.Supponi che il valore per te di far eleggere a presidente la persona giusta sia 100.000 dollari -- una cifra alta per la maggior parte di noi. Supponi inoltre di avere una probabilità su un milione che il tuo voto possa influenzare l'esito dell'elezione -- di nuovo, una stima ottimistica. Questo significa che il voto ti dà un tornaconto atteso di 10 centesimi. Questo non giustifica che tu investa più di un minuto a capire per quale candidato votare.Abbiamo spiegato perché la maggior parte dei votanti sono ignoranti, ma ci rimane un altro enigma: perché si prendono la briga di votare?Il mercato della tifoseriaLe grosse squadre sportive, negli Stati Uniti e altrove, sono quasi sempre associate a una città o a un'università. ... eppure questo schema si incontra raramente nelle altre industrie. ...La spiegazione è che ciò che le squadre sportive vendono è in parte la partigianeria. Gli appassionati non vanno semplicemente a guardare una partita ma per tifare per la loro squadra. Un tifoso che creda che il suo tifo possa far giocare meglio la sua squadra può persino avere l'impressione di essere parte del gioco -- anche se solo una piccola parte. Identificare te stesso con una città o un'università è un modo economico di accaparrarti una quantità di partigiani.Ogni quattro anni, la televisione nazionale trasmette un gioco dove è in ballo il destino del mondo. La notte delle elezioni, si rivelano i risultati: una squadra vince, l'altra perde. Non solo puoi tifare, puoi persino giocare. Il prezzo di ammissione è un'ora del tuo tempo. Come modo di influenzare il destino del mondo, è un pessimo affare: un'ora del tuo tempo in cambio di una probabilità su un milione di influenzare l'esito. Ma come modo di avere una serata eccitante, vale il suo prezzo.Per migliorare lo stato del mondo, devi non solo votare, ma votare il candidato giusto -- il che richiede alcune ore aggiuntive per considerare le questioni e i candidati. I tifosi sportivi non hanno bisogno di sapere quale squadra merita di più il loro supporto. E neppure i tifosi politici. La maggior parte dei votanti non conosce il nome del proprio rappresentante al Congresso [Parlamento], e solo una piccola minoranza è in grado di descrivere accuratamente le posizioni politiche dei candidati.Una risposta tipica a questo argomento è "stai dicendo che dovremmo essere tutti politicamente ignoranti; ma se lo facessimo, la democrazia non funzionerebbe". È corretto: proposizioni vere non hanno necessariamente conseguenze desiderabili. Alcune persone acquisiscono informazioni politiche per divertimento, o per avere la meglio nelle discussioni a un aperitivo con gli amici; alcune leggono persino libri di economia -- se sono abbastanza divertenti. Per queste persone, l'informazione necessaria per essere votanti informati non è costosa: la ottengono come sottoprodotto di altre attività. Altre persone acquisiscono l'informazione come sottoprodotto della lettura di un quotidiano per divertimento. Il risultato delle elezioni democratiche è guidato dall'informazione libera -- e riflette la qualità di ciò che ottieni a quel prezzo.Se il modello di democrazia che viene insegnato a scuola fallisce a causa dell'ignoranza razionale, dovremmo cercare un altro modello. Come il nostro modello del mercato normale, dovrebbe cominciare ipotizzando individui razionali, ognuno dei quali trova il modo migliore di raggiungere i suoi obiettivi, e proseguire il ragionamento da lì, producendo predizioni e spiegazioni di quello che osserviamo nel mondo reale.Il mercato della leggeConsiderate il mercato della produzione della legge. Gli individui offrono pagamenti ai politici perché sostengano o si oppongano a una legge. Il pagamento in questione può consistere nella promessa di votare quel politico, in un pagamento in denaro da usare per finanziare future campagne elettorali, o in contributi (segreti) al conto in banca del politico. Il politico cerca di massimizzare il proprio utile, tenendo conto del vincolo che egli potrà continuare a vendere la legislazione in quel modo solo fino a che riuscirà ad essere eletto.È un sistema efficiente? Considerate una semplice transazione su questo mercato. Un legislatore propone una legge che impone su 1000 individui un costo di $ 10 ciascuno (costo totale $ 10.000) e accorda un beneficio di $ 500 ciascuno a 10 individui (beneficio totale $ 5.000). [Quindi la società ottiene un danno netto da quella legge, NdM] Quali saranno le offerte a favore e contro quella legge?Il costo totale per i perdenti è $ 10.000, ma la quantità che saranno disposti ad offrire ad un politico per opporsi alla legge è molto minore. Un individuo che contribuisca a una campagna di finanziamento per sconfiggere la legge sta fornendo un bene pubblico a tutte le migliaia di membri del gruppo. Gli argomenti usati nel capitolo 18 per mostrare che i beni pubblici saranno prodotti in quantità insufficiente vale anche in questo caso. Più il pubblico è grande, minore è la frazione del valore del bene che il pubblico riuscirà a mettere insieme per pagare il bene. [Notate che questo risultato è controintuitivo: uno potrebbe pensare che un pubblico grande riuscirà a sconfiggere un pubblico piccolo. Non è così, perché ciascuna persona del pubblico grande viene danneggiata in modo infinitesimale dalla legge e quindi sarà disposta a offrire pochissimo, NdM.]Anche il beneficio fornito ai vincitori è un bene pubblico, ma va a beneficio di un pubblico molto più piccolo -- 10 individui invece di 1000. Un pubblico più piccolo riesce a organizzarsi più facilmente per finanziare un bene pubblico. Anche se il beneficio per il gruppo piccolo è minore del costo per il gruppo grande, la quantità che il gruppo piccolo è in grado di offrire ai politici per sostenere la legge sarà maggiore della quantità che il gruppo grande è in grado di offrire per opporsi ad essa.La conclusione è rafforzata da una seconda considerazione -- il costo delle informazioni. Per l'individuo che sospetta che la legge lo danneggerà di $ 10, non vale la pena di verificare se quel sospetto è vero. Il danno possibile per lui è piccolo, quindi è piccola la probabilità che egli sia disposto a fare qualcosa che possa influenzare l'esito. Il membro del "gruppo di interesse disperso" sceglie (razionalmente) di essere peggio informato rispetto al membro del "gruppo di interesse concentrato".Pensate a "concentrato" e "disperso" come a un'abbreviazione per tutto l'insieme di caratteristiche che determina quanto facilmente un gruppo è in grado di finanziare un bene pubblico: il numero di individui che compongono il gruppo è solo una di queste caratteristiche. Considerate, per esempio, un dazio sulle automobili. Esso dà beneficio a centinaia di migliaia di persone: gli azionisti delle compagnie automobilistiche, i dipendenti, i proprietari delle fabbriche a Detroit. Ma la General Motors, la Ford, la Chrysler, la UAW, e la città di Detroit, sono organizzazioni che già esistono per fare l'interesse di una gran parte di quel grande gruppo di persone. Per molti scopi, possiamo considerare tutti gli azionisti e la maggior parte dei lavoratori come cinque individui -- un gruppo abbastanza piccolo da sapersi organizzare efficacemente. I beneficiari dei dazi sono un gruppo di interesse molto più concentrato di quanto suggerirebbe un semplice conto del loro numero.Il problema dei beni pubblici porta all'inefficienza nei mercati privati perché alcuni beni pubblici, che valgono più di quanto costerebbe produrli, non vengono prodotti. Porta all'inefficienza nei mercati pubblici perché ciò che viene offerto ai politici per approvare una data legge riflette solo in minima parte i veri costi e benefici di quella legge. Se i potenziali beneficiari e i potenziali danneggiati non offrono la stessa frazione dei loro rispettivi benefici e danni, allora, come avviene di solito, possono essere approvate leggi che impongono un costo netto alla società, e possono essere respinte leggi che darebbero un beneficio netto. (di David Friedman)

domenica 15 febbraio 2009

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “Orientalismo americano" Stati Uniti e Medio Oriente dal 1945”

PRESENTAZIONE DEL LIBRO
“Orientalismo americano,
Stati Uniti e Medio Oriente dal 1945”
di Douglas Little

Giovedì, 19 febbraio 2009
Ore 18
Circolo Ufficiali della Marina Militare
Via San Martino, 59
Ancona

Ancona, 16 febbraio 2009. Giovedì 19 febbraio 2009 alle ore 18 ad Ancona presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare in Via San Martino, 59 sarà presentato il libro dell’americano Douglas Little “Orientalismo americano, Stati Uniti e Medio Oriente dal 1945” (2002) edito dalla casa editrice Liberilibri di Macerata. L’evento è organizzato da Giuliana Calogiuri Consales, presidente dell’Accademia Mediterranea in collaborazione con il Circolo “Benedetto Croce” e la Round Table 42 di Ancona.
Alla presentazione saranno presenti il curatore del testo Generale Stefano Cosimi e l’Ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris.

Douglas Little, docente alla Clark University di Worcester, Massachussetts è esperto di Storia contemporanea e delle relazioni tra America e Medio Oriente ed editorialista di “The Journal of American History” e “Diplomatic History” .

Nel libro “Orientalismo americano, Stati Uniti e Medio Oriente dal 1945” Little analizza le radici, le cause, gli effetti politici ed economici durante gli ultimi sessant’anni di relazioni intercorse tra Stati Uniti e Medio Oriente su questioni cruciali come la creazione dello Stato di Israele, la guerra in Iraq, la nascita dei movimenti nazionalistici rivoluzionari in Egitto, Iran, Iraq e Libia.
Il libro mette a fuoco anche la profonda incomprensione culturale che ha determinato spiacevoli, impreviste e involontarie conseguenze negative sugli effetti delle politiche di cooperazione e il mancato raggiungimento di intesa nei negoziati di politica estera sulla questione petrolifera e l’integrazione razziale e religiosa.

domenica 18 gennaio 2009

Programma iniziativa 2009

IL CIRCOLO CULTURALE B. CROCE
PRESSO LA CASA DELLE CULTURE
SITA IN VIA VALLEMIANO ORGANIZZA

LETTURE LIBERALI

VERRANNO LETTI E DIBATTUTI BRANI SCELTI TRATTI Dalle opere dI
C. menger 27 gennaio 2009 ore 18,00
l. von mises 3 febbraio 2009 ore 18,00
l. von mises 17 febbraio 2009 ore 18,00
l. von mises 3 marzo 2009 ore 18,00
l. von mises 17 marzo 2009 ore 18,00
l. von mises 7 aprile 2009 ore 18,00
F. hayek 21 aprile 2009 ore 18,00
f. hayek 5 maggio 2009 ore 18,00
f. hayek 19 maggio 2009 ore 18,00
f. hayek 9 giugno 2009 ore 18,00
f. hayek 23 giugno 2009 ore 18,00

domenica 11 gennaio 2009

LETTURE LIBERALI

Martedì 13 gennaio il CIRCOLO CULTURALE BENEDETTO CROCE alle ore 18,00 presso LA CASE DELLE CULTURE di Via Vallemiano ad Ancona, organizza il primo incontro delle LETTURE LIBERALI.
Verranno letti e dibattuti brani scelti tatti dalle opere di VILFREDO PARETO.

Programma delle LETTURE LIBERALI:
13/01 V. Pareto
27/01 C. Menger
03/02 L. Mises
17/02 L. Mises
03/03 L. Mises