Cerca nel blog

domenica 31 gennaio 2010

SANT'AGOSTINO E IL LIBERO ARBITRIO

Nell'incontro di venerdì Claudio Pietroni ha introdotto casualmente il concetto di libero arbitrio.
Poco dopo io, del tutto casualmente ho ricordato ai presenti che domenica, in televisione avrebbero proposto in due puntate (anche lunedì) lo sceneggiato Sant'Agostino.
Le due cose sono state veramente casuali ma io con questo scritto voglio suggerire che la casualità talvolta ha un senso logico.
Infatti le due cose sono strettamente legate tra loro e rappresentano le fondamenta del pensiero cristiano ed anche in qualche modo il punto d'incotro tra pensiero religioso (trascendente) e pensiero liberale (immanente).
La questione sta in questi termini.
Fin dalle origini i Cristiani si sono domandati se l'uomo possiede la libertà di essere buono o cattivo e quindi se possiede in se la forza per scegliere il bene.
La questione si è trascinata per quattro secoli tra dispute varie finchè è giunta fino a Agostino, Vescovo di Ippona, che tra le tante cose importanti che ha scritto (la sua Opera Omnia è veramente monumentale ed è stata raccolta solo di recente) ha anche inscenato una disputa feroce con tale Pelagio che all'epoca andava asserendo che l'uomo è libero in proprio di scegliere il bene anzichè il male e che dipende da lui e da lui solo.
Agostino, che il male l'aveva ben conosciuto in vita sua e lo vedrete stasera nello sceneggiato, rispondeva rifacendosi a San Paolo che in molti punti delle sue Lettere sembrava asserire il contrario.
Rifacendosi al Nuovo Testamento e alle parole del Vangelo, Agostino interpretava San Paolo fino a concludere che l'uomo è pervaso dal peccato, da quella che lui chiamava concupiscenza, e che non aveva e non ha in se la potenza di agire diversamente da un peccatore.
Da ciò nasceva il concetto di Grazia che era l'unica potenza, di origine divina capace di sollevare l'uomo peccatore ed aiutarlo a pentirsi e disporsi al bene.
Ne discendeva che Dio perdonava l'uomo del suo essere peccatore attraverso lo strumento della giustificazione che cadeva su tutti coloro che si predisponevano all'amore di Dio con spirito contrito, con le preghiere e con le opere.
Cioè è la fede che salva l'uomo perchè l'uomo da solo non sarebbe in grado di salvarsi.
Certo la tesi non è così favorevole per l'uomo in quanto non è solo a parole, cioè solo dichiarandosi peccatore che si salva l'uomo.
E' necessario conoscere la propria reale identità col peccato, accettare la tesi che si è peccatori anche se non si sembra, divenire peccatore "spiritualmente".
Tutto ciò comporta il rifiuto a considerare giuste e buone le proprie opere e di riporre in esse fiducia.
Le opere non salvano, ma hanno un valore preparatorio e assomigliano a una preghiera, umile e fiduciosa rivolta a Dio, perchè renda giusto l'uomo peccatore.
Tuttavia Dio giustifica l'uomo, non per le opere, ma gratuitamente, per quello che egli stesso ha ispirato e guidato nel cuore.
L'uomo, riconoscendo la propria realtà di peccato, riceve il dono di Dio e viene trasformato dalla parola in creatura nuova.
Agostino nelle sue opere prende posizione contro la scuola Pelagiana e fa sterzare la Chiesa verso una impostazione che poi ne ha determinato il corso teologico.
Infatti Martin Lutero nel 1500 riprende il pensiero di Agostino (Lutero era un monaco Agostiniano) e nelle sue 95 tesi che affigge alla porta della cattedrale di Wittenberg riprende e rafforza il concetto assieme naturalmente a molte altre considerazioni sulla necessità di riformare la Chiesa del tempo.
Anzi fa di più, poco tempo dopo scrive un libro intitolato "De servo arbitrio" in antitesi con il libro scritto da Erasmo da Rotterdam intitolato "De libero arbitrio" il quale, per conto della Chiesa di allora, intendeva rintuzzare le tesi affisse al portone della cattedrale.
Como è noto quell'episodio fu l'inizio della riforma Luterana e diede avvio a quello che va sotto il nome di Protestantesimo.
Poco dopo sarebbe avvenuto il Concilio di Trento che avrebbe tentato, senza riuscirvi, di far conciliare le diverse opinioni a confrotno.
Per aggiornare al massimo il resoconto sull'argomento mi consta riferire che recentemente c'è stato un passo importante di riavvicinamento tra la Chiesa Cattolica e quella Protestante sul punto in questione.
Ad Augusta, il 31 ottobre 1999, è stata firmata una dichiarazione congiunta della Chiesa Cattolica e della Federazione Luterana Mondiale sulla dottrina della giustificazione che rappresenta un primo passo importante verso la riunificazione tra cattolicesimo e protestantesimo.
Invito tutti a leggerla in quanto potrebbe essere un passo molto importante al quale noi contemporanei abbiamo partecipato senza probabilmente esserne a conoscenza.
A noi liberali tutta questa storia insegna ancor più di tenere distinto il pensiero religioso da quello liberale.
Infatti sembrerebbe che il liberalismo debba spingere a pensare con Pelagio e con Erasmo da Rotterdam che l'uomo è veramente libero di scegliere e fare tanto il bene quanto il male, di possedere cioè come diceva Claudio Pietroni l'altro giorno il libero arbitrio.
Ma attenzione la questione è più sottile.
Il pensiero liberale dice che l'uomo è puro egoismo (peccatore), ma che perseguendo il suo egoismo in libertà è in grado di apportare un beneficio concreto a tutta l'umanità in termini di ricchezza e benessere, cioè in termini di felicità umana.
Naturalmente nel rispetto del principio di non recare mai danno agli altri, cioè essendo fondamentalmente giusto nelle sue azioni.
Questa apparente contraddizione ci fa ancor più ritenere che, come dicevo in un mio precedente scritto, che si può essere contemporaneamente buoni Cristiani e buoni liberali assieme, ma non nel nome del libero arbitrio quanto nel nome della distinzione tra regno terreno e regno dei cieli.
Tutto ciò fa comprendere perchè l'altra sera mi sono permesso di dire che i tre principali padri della Chiesa Cristiana (attenzione ho detto Cristiana e non Cattolica) sono San Paolo, Agostino e Lutero.
Auguro a tutti di gustarsi questa sera e domani sera lo sceneggiato su Sant'Agostino, con la convinzione che si tratta di un'opera da non perdere in quanto questo grande Santo ha veramente segnato il corso della storia umana e di tutto il pensiero occidentale fino ai giorni nostri.
Scritto da Riccardo Rinaldi

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sarebbe veramente bello se queste questioni, trattate da Rinaldi ottima capacità di sintesi, venissero affrontate anche dai mass media per renderle fruibili al grande pubblico, magari utilizzando l'occasione di una bella fiction. Purtroppo il tenore del dibattito è altro. Cf